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Vogliamo uno Stato amico: chiediamo troppo?

Gli italiani sono stati definiti, tra l’altro, “un popolo di eroi e di santi”.
Bisogna proprio essere eroi e santi per sopportare tante malefatte di una cricca costituita da diversi politici e dai loro complici che vivono da nababbi, mentre una gran parte dei cittadini sopravvive ad un fisco tra i più elevati del mondo.
L’eccessiva imposizione fiscale mette moltissime imprese (a cominciare da quelle piccole e artigianali del Mezzogiorno) di fronte ad un bivio: seguire la via della piena osservanza della legge, rischiando di chiudere bottega, oppure ricorrere all’evasione ed al lavoro in nero cercando di tenere in piedi l’azienda e conservare il posto a chi è costretto ad accettare tale tipo di lavoro.
E’ dovere di tutti i cittadini vivere nella piena legalità, ma è anche dovere dello Stato essere amico dei cittadini e cercare di venire incontro alle esigenze di ciascuno di loro.
Molto spesso avviene che se lo Stato deve pagare una fattura ad un’impresa, per un lavoro eseguito, passano mesi ed anni prima di pagare quanto dovuto, per cui si è costretti a rivolgersi alle Banche o agli usurai, rischiando di venire strangolati dagli interessi che peggiorano la già grave situazione. Se invece sono le imprese, oppure privati cittadini, a dover pagare allo Stato ogni importo raddoppia di anno in anno, più le penali, anche quando, in realtà l’importo  non è dovuto in quanto non esiste alcuna evasione ma solo una dimenticanza, in buona fede, per omessa comunicazione dell’annullamento di un contratto che avrebbe dovuto produrre un reddito, mentre così non è stato, per cui non c’era alcuna imposta da pagare.
Quando il cittadino non è più in grado di sopportare ciò che ritiene una vera e propria ingiustizia (e non è nella possibilità di pagare) non gli rimane che … piangere, oppure, nei casi gravi, rivoltarsi contro lo Stato o togliersi la vita (come, purtroppo, avviene sempre più spesso in questo periodo di crisi).
Nella migliore delle ipotesi si emigra voltando le spalle alla propria Patria che si è dimostrata “matrigna”.
In Italia lo Stato non solo, spesso, non è amico dei cittadini ma dimostra di non avere stima e fiducia, di conseguenza anche i cittadini si sentono autorizzati a non avere stima e fiducia dello Stato.
Il più delle volte lo Stato è “cattivo patrigno” anche con i cittadini onesti, nonostante ci sia un gran bisogno di avere rispetto e stima reciproca, anche al fine di favorire la coesione sociale su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo bisogno di uno Stato che faciliti lo sviluppo delle imprese come comunità di persone, basate sul dialogo democratico interno e sulla solidarietà tra imprenditori e lavoratori.
Parlare ancora oggi di “mercato” del lavoro è una offesa alla dignità delle persone le quali si vedono  paragonate alle merci, al bestiame ed agli schiavi.
Uno Stato amico opera a favore dello sviluppo economico, del lavoro, del benessere materiale e spirituale di tutti i cittadini, a cominciare dalle famiglie con bambini, dai giovani, dai bisognosi, senza dimenticare le persone anziane che vivono sole e che sono in continuo aumento.

Bruno Latella, presidente onorario Unimpresa

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