Ci stavamo abituando a un Governo, e in particolare a un Ministero per le politiche agricole, più efficienti del passato, purtroppo temiamo che ci sia un ritorno a vecchie abitudini. Da un lato sentiamo parlare insistentemente dell’urgenza di reperire fondi attraverso la vendita del patrimonio dello stato, ecc. – basta sentire le esternazioni del neoministro dell’Economia Vittorio Grilli -, dall’altro vediamo fare nulla o poco per mettere in pratica quello che si annuncia. In base al disposto del DDL di conversione in legge del DL 24/01/2012, n.1 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola), entro il 30 giugno, il MIPAAF, con decreto da adottare d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze, doveva individuare i terreni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell’Agenzia del demanio mediante procedura negoziata senza pubblicazione del bando per gli immobili di valore inferiore a 100.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 100.000 euro. A ormai quindici giorni dalla scadenza indicata, non si ha, però, notizia della definizione dell’elenco. Già nei mesi scorsi abbiamo evidenziato come la dismissione di terreni demaniali oltre a rendere disponibili risorse per lo sviluppo, sarebbe utile per calmierare i prezzi dei terreni, per stimolare la crescita, quindi l’occupazione, ed anche per togliere allo Stato il compito improprio di coltivare la terra al posto degli agricoltori.
Emilio Ferrara, segretario generale Unimpresa Agricoltura
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