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Rispettare uno dei principali articoli della Costituzione!

Costituzione italiana

di Giovanni Assi

L’art. 36 della Costituzione recita espressamente che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.” Articolo ormai da mesi calpestato dall’incapacità di chi invece avrebbe dovuto garantire un minimo di dignità ai lavoratori italiani ed alle loro famiglie, ammesso che di dignità possa parlarsi quando viene riconosciuta un’indennità netta di poco più di € 4,00 all’ora (ben al di sotto del 40% della retribuzione media oraria che in Italia si attesta ad € 11,25) perché questa è l’indennità erogata dall’INPS ai lavoratori in cassa integrazione.

Bisogna evitare in ogni modo che l’emergenza sanitaria si trasformi in un’emergenza sociale con milioni di lavoratori a rischio licenziamento.

Sono oltre 800.000 i lavoratori che ad oggi non hanno ancora ricevuto il sostegno dei mesi di marzo e di aprile e sfidiamo personalmente l’INPS a dimostrare che la causa di tutti questi mancati pagamenti sia legato ad errori imputabili ai dipendenti che avrebbero – secondo l’Istituto- comunicato erroneamente il proprio IBAN. Siamo pronti a comunicare i nominativi di migliaia lavoratori e delle loro aziende che non hanno percepito l’indennità e che hanno fornito correttamente tutto il necessario per vedersi accreditato il proprio sostegno, potremmo indicare casi in tutta Italia in cui vi sono aziende che pur avendo ottemperato correttamente a tutti gli (quasi sempre inutili) adempimenti burocratici, ad oggi non hanno ricevuto risposta per i loro dipendenti.

Vi sono lampanti e grossolani errori da parte dell’Istituto di previdenza, abbiamo aziende in cui una parte dei dipendenti hanno percepito il bonifico ed altri appartenenti sempre alla stessa azienda che invece non ancora ricevuto nulla……altre aziende in cui i propri lavoratori hanno percepito correttamente marzo ed aprile ed aziende dello stesso settore merceologico che a 10 metri di distanza non hanno visto l’ombra di un solo centesimo……altre ancora in cui è stato percepito aprile ma non hanno ricevuto l’indennità di marzo, e potremmo continuare all’infinito nel raccontare le inspiegabili situazioni che si sono create e a cui non è dato neanche il diritto di poter chiedere spiegazioni ed informazioni su quanto al lavoratore spettante perché spesso le sedi INPS non sono raggiungibili né fisicamente né telefonicamente. Questo è calpestare il diritto ad un’esistenza libera e dignitosa che invece la nostra Costituzione recita e per la quale si chiede l’immediato intervento del sempre sensibile nostro Presidente della Repubblica. 

Così come si chiede da subito al nostro Governo di riguardare uno dei tanti grossolani errori previsti nei DPCM che si sono succeduti e che hanno, con l’ultimo Decreto (Decreto Rilancio) previsto l’assurdo divieto di licenziamento fino alla fine di agosto concedendo però la Cassa Integrazione per sole altre 5 settimane obbligando di fatto le nostre aziende a mantenere  per giugno, luglio ed agosto i lavoratori in forza senza nessun ammortizzatore sociale, non potendo concedere ai lavoratori stessi né la cassa integrazione né la Naspi che presuppone il licenziamento del dipendente. Ecco in questa scelta vi è tutta l’impreparazione e la lontananza di chi non vive le realtà aziendali, di chi prima di legiferare ascolta gli imprenditori e i loro lavoratori, di chi ha la presunzione di decidere senza aver mai “vissuto” il sacrificio di “fare impresa”, perché ad esempio chiunque avesse avuto un minimo di conoscenza del mondo produttivo avrebbe compreso che ad esempio chi produce abbigliamento piuttosto che calzature non potrà riaprire le proprie fabbriche a giugno quando ormai la stagione è terminata ma che potrà  richiamare i propri dipendenti non prima di settembre, così come se si fossero “presi la briga” di interloquire con un titolare di una sala ricevimenti avrebbero compreso che a giugno con le attuali restrizioni è impossibile riaprire i battenti per cerimonie e banchetti ormai da tempo annullati e che pertanto per questi imprenditori e soprattutto per i loro lavoratori  prorogare di 5 (o 9 ) settimane la cassa integrazione, imponendo il divieto di licenziamento è un’operazione inutile quanto dannosa per tutti.

Pertanto si dovrebbero rivedere queste sciagurate scelte eliminando il divieto di licenziamento consentendo così l’accesso alla Naspi e prolungando contemporaneamente almeno fino al 31 dicembre 2020 la cassa integrazione per emergenza covid-19 incrementando l’indennità attuale elevandola davvero all’80% dello stipendio che avrebbe dovuto percepire utilizzando i fondi europei SURE nati appositamente come supporto per mitigare i rischi di disoccupazione dovuti dall’emergenza, ovviamente dopo aver corrisposto le indennità di marzo e di aprile, restituendo un minimo di dignità ai lavoratori italiani.

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