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Non toglieteci anche il cielo

L’Unesco ha dichiarato il cielo “Patrimonio dell’umanità”.  La decisione è stata determinata dalla preoccupazione per l’eccessivo inquinamento dell’atmosfera del Pianeta e della luce artificiale che non consente, specialmente nelle grandi città, di ammirare la meravigliosa bellezza del cielo stellato.
Oltre a ciò l’aria che respiriamo è sempre più avvelenata dai gas serra prodotti dalla scriteriata produzione dei gas dovuti anche all’eccessivo utilizzo di fonti energetiche inquinanti (carbone, idrocarburi e gas vari) che danneggiano la salute degli esseri umani.
Nonostante ciò la  miopia di alcuni personaggi (che si autodefiniscono economisti) porta ad invocare il primato della concorrenza e del mercato per sostenere che si debbano incentivare poco le fonti energetiche rinnovabili (a cominciare dal fotovoltaico) mentre bisogna intensificare l’estrazione del petrolio, del gas e del calore geotermico dal sottosuolo anche italiano.
Nel nostro Paese le politiche energetiche sono state sempre altalenanti perché a “decidere” non sono stati i Governi  ma le grandi società che operano nel campo energetico che come obiettivo hanno avuto quello degli alti dividendi per gli azionisti (oltre i compensi  astronomici per i “dirigenti”) e non certo l’interesse ed il benessere dei cittadini italiani.
A complicare le cose nel settore si è aggiunto il gruppo G.S.E (Gestore Servizi Elettrici) del quale fanno parte l’A.U. spa (Acquirente unico) e G.M.E (gestore servizi elettrici), come è documentato in un servizio dal Sole 24 Ore.
Mentre molti Paesi  avanzati, a cominciare dalla Germania, premono l’acceleratore sulle fonti rinnovabili, compreso il fotovoltaico di ultima generazione, in Italia ancora non si è abbandonata l’infelice idea di grandi centrali elettriche, anche a carbone, proposte da società costituite all’estero come quella progettata da una società elvetica da costruire a Saline Ioniche, in Calabria, una delle zone più belle ed assolate del nostro meridione, dove non esistono miniere di carbone e quindi la materia prima dovrebbe essere importata e trasportarla con grandi navi da centinaia di miglia di distanza: però l’inquinamento lo lasciano per intossicare i calabresi ed avvelenare i terreni e le spiagge della zona.
Il sito è lo stesso dove si è sperperato denaro pubblico per costruire, alla fine degli anni ’70, una fabbrica per la produzione delle “bio proteine” (bistecche dal petrolio) e che dopo l’inaugurazione “in pompa magna” la fabbrica è stata chiusa e venduta per ferro vecchio.
Auguriamoci, per il bene di tutti, che la folle corsa al denaro si fermi prima che il mercato, l’alta finanza, la speculazione, la corruzione, l’illegalità ecc. portino l’inquinamento dell’ambiente al punto di non ritorno.
Quando i governanti la smetteranno di giocare con il lavoro, con la salute, con la vita delle persone e con l’inquinamento dell’unico Pianeta che abbiamo a disposizione?
Lasciamo che, come dice l’UNESCO, anche in futuro i bambini possano contemplare la meravigliosa bellezza del cielo stellato.

Bruno Latella
Presidente onorario di Unimpresa

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