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Lavoro, giustizia e burocrazia

Sembra che, finalmente, i responsabili della politica italiana si siano decisi a mettere in atto gli interventi necessari per uscire dall’attuale crisi economica.
I provvedimenti in programma sono quelli che il buon senso degli imprenditori e dei comuni cittadini hanno indicano da tempo: “lavoro, giustizia e burocrazia”.
Facciamo alcune sintetiche considerazioni

Primo
Cominciamo dalla GIUSTIZIA. Se in una società funziona bene la Giustizia tutto il resto si risolve facilmente, anche perché si instaurano rapporti di reciproca fiducia tra  cittadini e istituzioni.
In Italia (e nel mondo) che fine ha fatto la Giustizia?
E’ risaputo che la “dea giustizia” non è di questo mondo, ma cosa hanno fatto i Governi per assicurare il funzionamento di una giustizia umanamente accettabile? Poco o niente!
Anzi, a volte, gli “operatori” di giustizia, cioè coloro che hanno il dovere di vigilare affinché le leggi vengano applicate con equità, pensano ai propri immediati interessi, al protagonismo ed alle future carriere politiche: di conseguenza prosperano la corruzione, la collusione, la criminalità e l’illegalità in ogni campo dell’attività umana.

Secondo
Il lavoro (diritto dovere), sul quale è fondata la Costituzione della nostra Repubblica, per una intera generazione di giovani è come un evanescente miraggio che potrebbe influire molto negativamente sul futuro del Paese.
Anche i sindacati italiani spesso si preoccupano solo di far pagare la tessera a chi il lavoro lo ha già e pensano meno alla moltitudine dei senza lavoro,costituita soprattutto da giovani.
Il mondo del lavoro è cambiato velocemente per cui le vecchie regole della “lotta ai padroni” risultano dannose non solo per i lavoratori ma anche per la ripresa dell’economia e dell’occupazione.
Oggi, fortunatamente, è diminuito il lavoro basato sulla sola forza fisica mentre è in continuo aumento quello che richiede conoscenze tecniche e scientifiche per cui necessita una nuova ed adeguata regolamentazione per la tutela dei diritti.
La nuova economia deve essere basata sull’etica se vogliamo avere una società più equa e con meno disuguaglianze, anche per non alimentare i focolai di rivolta e di guerra.
Non bisogna dimenticare che il lavoro, specialmente in una economia globalizzata, si crea meglio se c’è alleanza tra imprenditori e lavoratori e se nelle imprese viene favorita (e non ostacolata) l’introduzione di metodi democratici attraverso forme di cogestione e di partecipazione agli utili.

Terzo
La burocrazia in Italia è una vera e propria calamità perché è granitica nell’autodifesa dei propri privilegi invece di essere al “servizio” di tutti i cittadini.
Non si riesce mai a trovare i responsabili dei servizi mentre, purtroppo, le cose che non funzionano sono veramente tante. Anche personaggi politici animati di buona volontà non riescono a migliorare i servizi perché cozzano contro una casta abbarbicate ad antiquati diritti acquisiti. Persino nei campi dell’assistenza sanitaria (specialmente agli anziani e ai disabili) e delle tasse a volte sembra che siano stati assunti individui per “torturare” e non per aiutare i cittadini con i quali vengono a contatto: alcuni “agenti delle tasse” trovano dei cavilli per far pagare le tasse anche su entrate inesistenti, solo perché, a causa di una malattia, era stato comunicato con ritardo all’esoso fisco.
Le ingiustizie e le cose che non vanno sono infinite, tra cui il grave “crimine” di lasciare inattivo e improduttivo l’immenso e prezioso capitale umano rappresentato dai milioni di giovani disoccupati.
Non rimane che accogliere l’invito di Papa Francesco: continuare a credere, pregare e sperare nell’aiuto di Dio.

Bruno Latella

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