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Il patrimonio immobiliare pubblico non si svende ai… palazzinari ma si utilizza per finalità sociali

L’invecchiamento della popolazione italiana pone già oggi gravi problemi e sempre più gravi ne porrà in futuro, specialmente per le persone sole, senza una famiglia e non più autosufficienti.

E’ inammissibile e sconcertante che un problema come l’assistenza sanitaria alle persone anziane (o disabili in generale) sia quasi ignorato dalla politica italiana. La colpa è certamente anche di noi cittadini che non sempre sappiamo scegliere a rappresentarci in Parlamento persone sensibili ai veri bisogni di chi non è più in buona salute perché è avanti negli anni.

In Italia c’è carenza di servizi e di strutture per far fronte alle necessità dei cittadini, bisognosi di solidarietà umana e sociale.

Sempre più persone, soprattutto giovani, potrebbero svolgere un lavoro nel campo dell’economia sociale ma non viene data loro la possibilità di organizzarsi ed utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico, forse perché l’avanzata delle teorie materialistiche hanno affievolito anche nei politici i sentimenti di amore verso la famiglia, verso gli amici e verso la comunità mentre, invece, è aumentato l’impegno per accumulare denaro e far crescere il conto in banca.

E cosi molti governanti italiani hanno pensato di “fare cassa” svendendo il patrimonio immobiliare pubblico (cioè di tutti noi) compreso le caserme ubicate dentro le città o nelle loro vicinanze, anche perché in tal modo “qualcuno” ci guadagna assieme ai faccendieri.

Ancora si è in tempo per destinare alcuni di questi immobili a Centri di assistenza anche perché molti Enti, Associazioni di imprese, Consorzi, Cooperative sociali , ecc., sono disposti a ristrutturarli (a spese proprie e con il contributo degli associati), e renderli adatti per l’assistenza socio-sanitaria, senza finalità speculative, alle persone che ne hanno bisogno.

Purtroppo sono ancora in pochi ad accorgersi della rapida crescita degli ultra ottantenni che nel nostro Paese hanno superato i 3 milioni e si stima che saranno circa 8 milioni nel 2030, il 50% dei quali non autosufficienti.

Forse molti politici, privi di sentimenti umani e religiosi, pensano di risolvere i problemi dei cittadini proponendo delle leggi che rendano legale il suicidio o l’eutanasia di quanti non sono più in grado di lavorare e produrre (e quindi costituiscono un peso sociale).

Di questo passo ci potrebbe essere qualcuno che proponga (come in un non lontano passato) soluzioni più economiche e sbrigative: camere a gas e cremazione di massa in forni comuni in nome del progresso e di una “moderna civiltà”!!!

Bruno Latella

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