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CHIUSURA DISCOTECHE: IL DANNO E’ SERVITO

di Paolo Lecce

La chiusura delle discoteche è stata sicuramente una delle scelte più sbagliate dall’attuale Governo che in più occasioni ha dimostrato di non essere in grado di fronteggiare la crisi pandemica ed economica conseguente all’emergenza Covid19. 

Nessun controllo sul distanziamento sociale, riapertura all’arrembaggio come si può alla meno peggio. 

Non era bastato dunque il periodo di lungo svantaggio e di perdita economica del settore dell’intrattenimento in particolare quello giovanile; ora, oltre alle più svariate difficoltà già in essere, le discoteche dopo che si erano alacremente adoperate per riaprire in tempi brevi e in osservanza di tutte le normative vigenti e utilizzando le poche risorse economiche, si ritrovano di nuovo a chiudere. La decisione repentina del Governo, per questo settore che genera un indotto economico di tutto rispetto e che alimenta sensibilmente e soprattutto in questa estate post covid il PIL nazionale, è arrivata a margine di (fra l’altro) pochi contagi in più. La colpa è stata attribuita alla movida, tutta colpa dei giovani “disgraziati” che non indossano le mascherine e non osservano il distanziamento sociale. Facile tuonare contro i ragazzi ed è come ‘sparare sulla croce rossa’ durante la guerra. Ma qui la guerra non è più solo contro il COVID, ma anche contro la crisi economica che sta affondando il Paese e centinaia di migliaia di persone che operano in ogni settore di attività. Tutto invece, è causa di un Governo che agisce “di pancia” come nella migliore tradizione grillesca e non ragiona attentamente prima di prendere le dovute decisioni. 

Chiudere le discoteche fa sì che si generi un ulteriore enorme danno al flusso di denaro che in questo periodo invece circolerebbe allegramente – è proprio il caso di dirlo visto che si parla di attività di divertimento – ed invece tale allegria viene soggiogata dalla incapacità ormai evidente, conclamata e diciamolo: declamata da tutti, dell’attuale governance italiana. 

Dall’arrivo di questo virus, si è solo potuto constatare un livello di attenzione pari allo zero e capacità di intervento prossima al sottozero per il nostro Paese. Questi sono i risultati e li pagano gli imprenditori, i commercianti, i lavoratori, gli artigiani, insomma: al solito, paga tutto il piccolo/medio imprenditore ben lungi dal conoscere gli onori, gli agi e i privilegi della classe politica che tutto sommato non ha avuto necessità di ricorrere né alla Cassa Integrazione e né al Decreto Salva Italia, ma  lo ‘stipendiuccio’ di 10mila euro al mese lo prende comunque sia. 

Chiuse le discoteche, chiusa la socialità e condannati i disgraziati giovani che non osservano le norme. A qualcuno lassù a Montecitorio piace vincere facile!

Intanto gli imprenditori del settore annunciano che molti di loro, a seguito di questa ennesima misura cautelativa, non potranno più riaprire. Uno di loro, gestore di discoteche nel Salento, perderà mezzo milione di euro di alimenti e bevande che mai potrà ammortizzare e gli ci vorranno “lustri” per ripagare i propri fornitori allorquando non potrà riaprire. 

Le incapacità dei governanti unitamente ad emergenze come questa, sono i fattori determinanti che favoriscono il default di un intero Paese. Stiamo andando a fondo e questa classe politica che si bea di eccezionali virtù e successi, in realtà è peggiore di qualunque altra si è vista in Italia fino ad oggi. 

Si dovevano rafforzare i controlli!! Quei controlli per il distanziamento sociale necessari per garantire la continuità economica del Paese.

Si continua ad ignorare che in Italia esiste un indotto lavorativo pazzesco in quanto a lavoratori addetti al controllo in ogni settore ed evento; le associazioni di categoria come UnimpresaPol, hanno da tempo gridato alle orecchie del Viminale che esiste nel nostro Paese un “esercito italiano” di 500mila persone adeguatamente preparate e professionalmente dotate per adempiere ai controlli all’interno di quelle attività laddove attualmente si necessita dell’osservanza sul distanziamento sociale e per far rispettare le normative dettate dal Ministero della Salute. 

Nessuna mente eccelsa attualmente nella governance ha mai pensato di mettere in campo questo esercito? 

Parliamo del personale e delle aziende del settore investigativo privato rispondenti al Codice ATECO 80, personale di polizia sussidiaria, agenzie investigative e di vigilanza, eppure questo settore continua ad essere letteralmente snobbato dalla politica nazionale a danno della ciclicità economica del Paese Italia

Se è vero che l’intuizione di molti è, che tutto sommato non servirà affatto chiudere le discoteche tanto i ragazzi che vogliono fare assembramenti li faranno altrove, a maggior ragione si dovrà far entrare in gioco la sinergia tra le forze dell’ordine e del Governo e le forze che si possono mettere in campo dal settore della vigilanza e della polizia privata. 

Se questo stato di cose è rappresentativo di una nuova realtà sociale cui ci dovrà abituare, sarebbe bastato inserire obbligatoriamente nelle discoteche questo personale altamente specializzato e di certo non si sarebbe dovuto ricorrere alla chiusura delle attività. Ma è bastato dare la colpa ai ragazzi quando invece, è del tutto chiaro a chiunque, che la reale colpevolezza risiede nella incompentenza governativa che cerca scappatoie pur di non ammettere una volta tanto, le sue responsabilità e le conclamate incapacità. 

Ora si rischia una crisi irreversibile in questo, ma purtroppo anche in altri settori trasversali all’intrattenimento, che come ricaduta vivranno un default economico senza precedenti. 

Ma i gestori non si danno per vinti, annunciano ricorsi ai vari TAR regionali attraverso le associazione delle imprese d’intrattenimento, ma si prepara all’orizzonte anche una class action di imprenditori del settore, decisi a dare battaglia alle incompetenze governative. 

L’auspicio è che non si tratti della solita storia all’italiana: “chi ha avuto, ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato, ha dato”, con la quale si alterneranno altri governi, dopo di questo, che affermeranno con ipocrita forza di non essere stati colpevoli di questo scempio economico, sociale e lavorativo. Ma piuttosto che questa azione di classe unitaria dei gestori del settore divertimento diventi davvero un esempio col quale finalmente si potrà uscire fuori dalla impasse incompetente nella quale sono stati relegati fino ad oggi tutti gli italiani. 

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