L’ONU, alla fine del 2011, aveva fatto sapere al mondo che il 2012 sarebbe stato “anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti”. Scopo dell’iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite era quello di mobilitare i responsabili dei Governi, dei partiti politici, della società civile, delle imprese, dei mezzi di comunicazione, ecc. per una campagna di sensibilizzazione e promozione delle fonti energetiche a bassa emissione di gas ad effetto serra ”per aprire le porte a un mondo pacifico e prospero per tutti”. Ma alla maggior parte dell’umanità, impegnata in guerre armate e in lotte economiche e finanziarie, l’accorato appello dell’ONU da un orecchio è entrato e dall’altro è uscito. Pure in Italia, ad eccezione di pochi incontri, promossi da Associazioni ad Enti direttamente interessati ai diversi comparti delle energie rinnovabili, c’è stato, ancora una volta, un diffuso menefreghismo. Forse ai grandi “sapientoni” della politica e dei mezzi di comunicazione, a cominciare dalle reti televisive di Stato, non è interessata la notizia dell’appello dell’ONU e degli scienziati di mezzo mondo sulla urgente necessità di proteggere la vita sul pianeta diminuendo drasticamente l’emissione di gas serra proveniente dall’impiego sempre crescente di fonti fossili (carbone, petrolio, gas) e aumentando l’utilizzo delle fonti pulite e rinnovabili. Cosa ancora più grave, in Italia, sono le discussioni litigiose di alcuni “big”, politici e di Enti che per difendere interessi personali nei singoli comparti energetici si adoperano per confondere le idee ai cittadini che vorrebbero capire, in modo semplice e chiaro, come fare per utilizzare le fonti rinnovabili e contribuire a non inquinare l’ambiente. Le dispute tra favorevoli e contrari alle fonti rinnovabili, specialmente su quanto riguarda gli incentivi (erogati dallo Stato e prelevati attraverso la bolletta elettrica pagata dai cittadini) contribuiscono a fornire false informazioni e a non rendere evidente che non si tratta di un costo per i singoli e per la collettività nel suo insieme, ma del migliore investimento di denaro al fine di assicurare un futuro migliore alle generazioni future.. Non dobbiamo dimenticare che l’Unione Europea ha fissato per il 2050 l’obiettivo dell’abbattimento, graduale, dell’80% della CO2. Ciò comporterà un mix di fonti rinnovabili che varierà da un Paese all’altro sulla base delle fonti disponibili nei diversi territori. La Germania, dopo aver rinunciato al nucleare, utilizzerà, anche il carbone perché il sottosuolo tedesco è ricco di questa fonte. L’Italia invece che è ricca di sole non può certo pensare di utilizzare il carbone per poi … “nascondere” la CO2 sotto il … tappeto o attraverso la cattura e il pompaggio in caverne sotterranee. Sarebbe anche bene che alcune industrie italiane che consumano molta energia, invece di lamentarsi per il costo salato della bolletta, utilizzassero gli incentivi che vengono “elargiti” alle fonti rinnovabili, per coprire i tetti degli stabilimenti con impianti fotovoltaici di nuova generazione o ricorressero ad altre fonti rinnovabili. I paradossi della politica energetica italiana sono veramente tanti. Si è investito poco e male nella ricerca , nel risparmio, nell’efficienza energetica, nel riciclaggio e nel sostegno alle imprese del settore, per cui, di conseguenza, si sono avvantaggiate le imprese straniere a cominciare da quelle cinesi. Se poi aggiungiamo le norme a livello nazionale, regionale e locale, complicate ed incerte, anche per la inadeguatezza della burocrazia, c’è poco da meravigliarsi se la maggior parte degli edifici pubblici, delle scuole, di quelli commerciali e industriali non si sono dotati di impianti alimentati con fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Che fine hanno fatto i responsabili energetici degli edifici ed in particolare degli edifici pubblici? Spesso è stato nominato l’usciere o una persona priva di conoscenze specifiche che sapeva solo azionare un pulsante per accendere e spegnere una lampadina. Altra cosa assurda e incomprensibile sono le imposte e le tasse sul contributo spettante a chi ha il merito di utilizzare fonti energetiche rinnovabili per produrre energia e che quindi contribuisce a far diminuire le importazioni di fonti fossili oltre che a creare posti di lavoro nel nostro Paese. Fortunatamente c’è un esercito di scienziati, in Italia e nel mondo, che attraverso continue ricerche scoprono nuove vie per arrivare a produrre energia pulita e rinnovabile a costi sempre più competitivi per cui fra qualche anno non ci sarà più bisogno degli incentivi. Ma queste cose molti nostri “politici” non le hanno ancora capite. Auguriamo che gli italiani, alle prossime elezioni, scelgano persone oneste e competenti in grado di rendersi conto che l’energia pulita è alla base di ogni attività, a cominciare da quella economica finalizzata alla creazione di lavoro e benessere per tutti.
Bruno Latella, presidente onorario Unimpresa
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