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IMPRESE: UNIMPRESA UFFICIALMENTE NEL CANTIERE PMI DEL MISE

I Sottosegretari Manzella e Morani avviano ‘Cantiere PMI’

Al MiSE prima riunione con le associazioni di categoria

Si è tenuta il 6 ottobre in videoconferenza la prima riunione di ‘Cantiere PMI‘, un’iniziativa del Ministero dello Sviluppo economico per elaborare, in confronto con le associazioni di categoria, proposte destinate allo sviluppo delle piccole e medie imprese.

L’incontro è stato presieduto dai Sottosegretari Gian Paolo Manzella e Alessia Morani, che al termine hanno dichiarato: “I tavoli di lavoro previsti toccano argomenti centrali per il presente e il futuro del nostro Paese, come promuovere cultura di impresa nelle scuole e nelle università, nonché sostenere la transizione digitale e quella green. Lavoreremo, quindi, su proposte per rafforzare le filiere, sostenere la patrimonializzazione delle PMI, portare al loro interno competenze”, sottolineano i due Sottosegretari.

“Particolare attenzione – aggiungono Manzella e Morani – verrà data alla questione dell’assetto istituzionale, poiché è necessario dare alle PMI un peso organizzativo e amministrativo che rifletta il loro peso nell’economia italiana. Sono temi allineati alla strategia europea di politica industriale per le PMI e alle indicazioni per il Next Generation EU Siamo pertanto convinti che questo spazio di lavoro – per il quale sono già in programma altri appuntamenti – porterà a breve ad una serie di proposte capaci di migliorare la vita delle piccole e medie imprese, aumentarne la produttività, affrontare alcuni nodi che ne limitano la performance nella attuale competizione globale”.

UNIMPRESA UFFICIALMENTE NEL CANTIERE PMI DEL MISE

Dal credito per le pmi all’innovazione, dalla patrimonializzazione delle aziende alla cooperazione fra committenti e fornitori, dall’istruzione al digital&green, dalla rappresentanza alla comunicazione. Sono questi i capitoli di un articolato documento di lavoro che Unimpresa ha presentato ufficialmente al ministero dello Sviluppo economico in occasione dell’avvio del “Cantiere pmi” presieduto dai sottosegretari Gian Paolo Manzella e Alessia Morani. «Le iniziative progettuali inviate al ministero sono state accolte favorevolmente. Abbiamo suggerito di rendere permanente il Cantiere pmi con una propria forza istituzionale sia a livello nazionale sia a Bruxelles per le questioni attinenti all’Unione europea. Abbiamo ottenuto la rassicurazione che Unimpresa sarà tra gli attori principali in rappresentanza delle pmi italiane e questo, per noi, è una garanzia fondamentale perché sappiamo che le imprese italiane più piccole hanno finalmente una voce ai tavoli che indirizzano la politica economica del Paese» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

In particolare, per quanto riguarda il capitolo relativo al credito, nel documento di Unimpresa si suggerisce «di intervenire subito con una modifica delle disposizioni operative del Fondo di garanzia, che preveda, per le imprese in difficoltà che abbiano usufruito dell’allungamento della garanzia, la rimessa in bonis e l’utilizzo della garanzia pubblica anche per nuove operazioni. In considerazione del protrarsi dell’emergenza sanitaria e del periodo di lockdown, a cui la stragrande maggioranza delle imprese é stata soggetta, nei mesi di marzo ed aprile, con ripercussioni negative sui dati contabili relativi al 2020 (calo del fatturato), si dovrà varare la proroga degli attuali requisiti di ammissibilità al Fondo centrale di garanzia Mcc per il prossimo anno e chiedere l’aumento dal 25% al 40% del fatturato dell’importo finanziabile».

In relazione all’innovazione, poi, è stato chiesto di «modificare i termini di accesso alle agevolazioni 4.0, sburocratizzando la parte documentale e rendendo l’intervento di sostegno economico da parte degli istituti di credito più efficace, nonché modificando i parametri di rilevamento espressi nelle piattaforme di assegnazione dei rating di affidabilità di Basilea». Unimpresa propone anche di «agevolare la patrimonializzazione delle imprese costituisce una procedura economico-finanziaria non più rinviabile, per le pmi, al fine di evitare commistioni da parte di società estere che, interessate al know how italiano, complice la fortissima crisi di liquidità per le imprese, stanno diventando sempre più aggressive e convincenti nell’acquisire la proprietà intellettuale delle nostre aziende. È necessario prevedere, quindi, più che un credito d’imposta, un abbattimento dalla base imponibile Ires con riferimento agli utili investiti nella patrimonializzazione. Soltanto un forte incentivo agli investimenti, che si concretizzi in un abbattimento delle imposte, renderebbe attuabile una procedura complessa come quella del reinvestimento degli utili».

Tavolo “Cantiere PMI”  Mise

  1. Cultura d’impresa per portare nelle scuole e nelle Università i valori dell’imprenditorialità e del lavoro, la cultura delle start up, la conoscenza dell’economia del territorio

     In relazione alla ormai inderogabile esigenza di affrontare l’attuale stato di crisi economica, tramite uno spostamento dalle sole “politiche passive” alle “politiche attive del lavoro”, finalizzate all’intraprendenza, alla mobilità e alla creazione di nuovi posti e opportunità di lavoro, si rende necessario promuovere una “imprenditorialità diffusa” che prenda spunto dal ritorno di attenzione, sia a livello nazionale che comunitario, al tema della creazione d’impresa e all’auto impiego  nei processi di “job creation”. Per favorire il potenziamento di tali politiche risulta indispensabile creare un sistema efficace di inserimento, di qualificazione, di riqualificazione e di reimpiego, nel quale l’aggiornamento e la formazione permanente, a salvaguardia dell’occupabilità, siano componenti essenziali e determinanti. In tal senso, necessita un’ampia diffusione dei valori dell’imprenditorialità, con momenti di formazione che devono partire sin dall’istruzione dell’obbligo.  Pertanto, gli istituiti scolastici, siano essi pubblici o privati, dovranno tessere ampi collegamenti con le imprese, le quali, dal canto loro, apriranno le loro porte per mostrare alle nuove generazioni l’importanza dei valori ideali e sani dell’impresa.  Ne deriverà un forte impulso alla “cultura di impresa”, quale efficace strumento per offrire un’istruzione di seconda opzione a coloro che non sono impegnati in un’attività scolastica, lavorativa o di formazione, promuovendo così moduli di apprendimento in campo imprenditoriale per tutte le nuove generazioni. Al di là delle suddette finalità a breve termine di sostegno all’occupazione, le potenziali azioni da porre in essere, in quest’ambito, da parte del Sistema Italia, dovranno porsi, altresì, obiettivi più a medio e lungo termine riguardanti, in generale, la promozione e la valorizzazione della “cultura d’impresa”. Questa, infatti, é divenuta negli ultimi anni una componente importante anche nelle iniziative e nell’offerta formativa di alta specializzazione a studenti e operatori di scuole e università, nel campo dei percorsi di orientamento e di alternanza scuola/lavoro. Tuttavia, questi strumenti, vengono, ad oggi, scarsamente applicati, in quanto non state create le opportune sinergie ed integrazioni delle suddette iniziative con l’insieme delle varie attività di supporto per l’incontro domanda–offerta sul mercato del lavoro e di quelle di cooperazione con le istituzioni scolastiche e universitarie.  Pertanto, occorre diffondere corsi all’interno di ogni percorso formativo che possano dare i rudimenti della “cultura d’impresa” ad ogni livello, oltre a rafforzare uno stretto legame tra imprese e istituzioni scolastiche. Appare, altresì, indispensabile: 1) attuare iniziative che possano attirare l’attenzione dei giovani con percorsi itineranti nelle fabbriche dei diversi territori con il supporto dei “new media”; 2) realizzare la mappatura delle aziende storiche come esempio/modello del “saper fare”; 3) promuovere attività di comunicazione e sensibilizzazione nei territori per far conoscere il ruolo delle imprese nel creare coesione e ricchezza nel tessuto sociale di riferimento. A tal fine, le Istituzioni, centrali e periferiche, anche a livello territoriale, dovranno farsi promotrici di tavoli, nei quali far incontrare le imprese e gli enti di formazioni di qualsiasi ordine e grado. E ciò con l’obiettivo: 1) di creare nuovi percorsi formativi, con un taglio pratico, volti alla creazione di figure professionali specifiche in particolari ambiti richiesti dal contesto territoriale di riferimento; 2) di dare ampia conoscibilità del sentimento e della passione che spingono, anche in questo scenario di crisi senza precedenti, gli attori dell’imprenditoria a mettersi in gioco e a portare avanti, con tenacia, determinazione e sacrificio, la propria impresa.

 2. Credito alle PMI per definire misure e strumenti volti a migliorare l’accesso delle PMI al credito, sia con riferimento a nuovi temi – dai minibond all’accesso in Borsa – sia alla valorizzazione di strumenti consolidati, come consorzi fidi

Sulle operazioni di prolungamento della durata di garanzia per le imprese in difficoltà, presentante antecedentemente all’entrata in vigore del D.L. Cura Italia, la banca provvede alla segnalazione dell’evento di rischio. Tale segnalazione viene evidenziata nella procedura di accesso al Fondo di Garanzia del Medio Credito Centrale con la dicitura: “L’impresa non risulta ammissibile alla garanzia su nuove operazioni finanziarie, ai sensi della parte II par. B.1.4. lettera f delle vigenti disposizioni operative”. Ne consegue che l’impresa che ha avuto il prolungamento della durata della garanzia del Medio Credito Centrale, antecedente al Covid 19, non potrà più accedere alla garanzia pubblica non solo su nuove operazioni, ma anche per il rinnovo di operazioni in scadenza già garantite da MCC.

In tale situazione, al fine di rimuovere le suddette segnalazioni, diventa necessario che la banca finanziatrice trasmetta una comunicazione al Medio Credito Centrale, redatta su carta intestata, debitamente timbrata e firmata, di estinzione totale della posizione oggetto del prolungamento della garanzia. Per cui le imprese già in difficoltà, colpite ulteriormente dalla crisi causata dalla pandemia, si trovano a dovere ripartire senza avere alcuna possibilità di accedere al credito, tramite il ricorso al fondo di garanzia pubblica dello Stato, nonché a dovere affrontare tutta una serie di costi per la ripartenza, imbrigliate sempre di più nella morsa della burocrazia e sottomesse alle decisioni delle banche, che utilizzano il fondo di garanzia come ombrello o riparo. Bisogna, quindi, intervenire subito con una modifica delle disposizioni operative del Fondo di Garanzia, che preveda, per le imprese in difficoltà che abbiano usufruito dell’allungamento della garanzia, la rimessa in bonis e l’utilizzo della garanzia pubblica anche per nuove operazioni. In considerazione del protrarsi dell’emergenza sanitaria e del periodo di lockdown, a cui la stragrande maggioranza delle imprese é stata soggetta, nei mesi di marzo ed aprile, con ripercussioni negative sui dati contabili relativi al 2020 (calo del fatturato), si dovrà varare la proroga degli attuali requisiti di ammissibilità al Fondo Centrale di Garanzia MCC per il prossimo anno e chiedere l’aumento dal 25% al 40% del fatturato dell’importo finanziabile, ai sensi del “punto 3.2 del quadro temporaneo“. 

3. Digital&Green  per definire strumenti ed incentivi che accompagnino le PMI nella doppia trasformazione verde e digitale che attende il nostro Paese

Gli strumenti fin qui utilizzati hanno favorito esclusivamente i grandi gruppi industriali. Ma il tessuto imprenditoriale italiano è formato in larga parte da PMI che fatturano meno di 5 milioni anno. Si rende necessario, pertanto, un cambio di paradigma nella consapevolezza che senza un nuovo approccio il 60% del PIL rischierà di evaporare. La soluzione da calibrare sul medio termine dovrebbe prevedere un taglio drastico della tassazione sugli utili di impresa, quando l’utile viene investito per sostenere la ricerca e sviluppo e l’acquisto di nuove tecnologie. L’utilizzo del D.M. 27 maggio 2015, pubblicato su G.U. Nr. 174,  cosiddetto “DM ricerca e sviluppo”,  che consente alle aziende di recuperare in credito d’imposta una parte delle spese sostenute per il pagamento  salariale dei dipendenti impegnati in R&D, ha purtroppo subito, negli anni, delle evoluzioni restrittive in termini di burocrazia e di valori economici. Lo strumento normativo rimane valido ma vanno semplificate le procedure di rendicontazione e di avvallamento delle spese, nonché va rivisto il calcolo di spesa imputabile a R&D, lasciando le percentuali massime invariate negli anni, ovvero al 50%.

4. Innovazione per favorire l’innesto di innovazione e creatività nella attività delle PMI, attraverso un più efficace sostegno degli investimenti e promuovendo il ricorso alle agevolazioni 4.0, sostenendo l’incontro con il mondo della ricerca, con le start up, incentivando l’acquisto di servizi delle imprese creative

Come favorire l’innesto di innovazione e creatività nella attività delle PMI, attraverso un più efficace sostegno degli investimenti, promuovendo il ricorso alle agevolazioni 4.0, sostenendo l’incontro con il mondo della ricerca, con le startup, e incentivando l’acquisto di servizi delle imprese creative? Andrebbero modificati i termini di accesso alle agevolazioni 4.0, sburocratizzando la parte documentale e rendendo l’intervento di sostegno economico da parte degli istituti di credito più efficace, nonché modificando i parametri di rilevamento espressi nelle piattaforme di assegnazione dei rating di affidabilità di Basilea.

5. Patrimonializzazione per definire strumenti fiscali a sostegno di chi investe nel capitale delle PMI e contribuisce alla crescita del patrimonio delle società di persone, nonché incentivi alle aggregazioni di impresa per definire strumenti fiscali a sostegno di chi investe nel capitale delle PMI e contribuisce alla crescita del patrimonio delle società di persone, nonché incentivi alle aggregazioni di impresa

Agevolare la patrimonializzazione delle imprese costituisce una procedura economico/finanziaria non più rinviabile, per le PMI, al fine di evitare commistioni da parte di società estere che, interessate al know how italiano, complice la fortissima crisi di liquidità per le imprese, stanno diventando sempre più aggressive e convincenti nell’acquisire la proprietà intellettuale delle nostre aziende. E’ necessario prevedere, quindi, più che un credito d’imposta, un abbattimento dalla base imponibile IRES con riferimento agli utili investiti nella patrimonializzazione. Soltanto un forte incentivo agli investimenti, che si concretizzi in un abbattimento delle imposte, renderebbe attuabile una procedura complessa come quella del reinvestimento degli utili. Gli imprenditori, infatti, per timori sull’incertezza futura del fisco, trattengono gli eventuali utili in azienda provando ad “interpretare” gli sviluppi futuri del sistema fiscale anticipati a sprazzi dal governo. Per tale ragione gli imprenditori contraggono la spesa e di conseguenza gli investimenti che sarebbero necessari a dare stabilità finanziaria alla loro attività. La prevalenza delle società di persone rappresenta un’altra conseguenza di questa stortura, in quanto esse lasciano maggior margine circa la gestione dei prelevamenti di denaro e non hanno formalità particolari come quelle delle società di capitali,  tra cui, a titolo esemplificativo e non esaustivo, il deposito dei bilanci, la tenuta dei libri contabili e l’impossibilità di prelevare acconti su utili senza motivazioni specifiche. Le società di persone, quindi, diventano la forma prescelta dalla maggior parte dei piccolissimi imprenditori proprio perché più gestibile. Anche per questa categoria dovrebbe essere prevista una detassazione degli utili legati alla trasformazione in società di capitali, con la contestuale definizione di un capitale minimo, sempre con la relativa detassazione IRES del meccanismo sopra descritto. In merito alle aggregazioni d’impresa è fondamentale prevedere due aspetti fiscali: il primo collegato all’istituzione delle ZES in tutta Italia e non solo per il centro sud. Il decreto legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123 (GURI Serie Generale n. 188 del 12 agosto 2017) e successive modificazioni, nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, ha previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle Zone Economiche Speciali all’interno delle quali le imprese già operative, o di nuovo insediamento, possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. Con il DPCM 25 gennaio 2018, poi,  è stato adottato il Regolamento recante l’istituzione di Zone Economiche Speciali (GURI Serie Generale n. 47 del 26 febbraio 2018).  Questa forma agevolativa deve essere prevista per tutte quelle imprese che decidono di 

aggregarsi per competere solidamente al livello internazionale, ottenendo, quindi, un credito fino a 50 milioni di euro per singolo investimento ed eventuali semplificazioni burocratiche, per svolgere la loro attività, da intendersi sotto forma esclusivamente telematica. Il secondo deve prevedere il reintegro dei super ammortamenti e degli iper ammortamenti con le stesse caratteristiche previste per l’anno 2019. Anche in questa seconda ipotesi lo sgravio fiscale sarebbe un incentivo al quale  le imprese potrebbero attingere come stimolo finanziario. Di contro, purtroppo, dall’anno d’imposta 2020, questa agevolazione è stata praticamente azzerata.

6. Filiera per individuare azioni e strumenti che favoriscano la cooperazione tra committenti e fornitori

Per cogliere la complessità dei rapporti tra committenti e fornitori, nelle filiere, e la necessità di individuare  azioni e strumenti atti a favorire la cooperazione tra committenti (forti) e fornitori (deboli), formati quest’ultimi prevalentemente da PMI, basti prendere in considerazione, a titolo di esempio, la filiera alimentare. La filiera alimentare, in Italia e in Europa, è basata su milioni di aziende agricole, piccole e medie, che producono prodotti agricoli,  destinati ad essere lavorati da grandi imprese trasformatrici che vendono i loro prodotti a grandi imprese distributrici, fornitrici di cibo a milioni di consumatori. Di fronte alle industrie di trasformazione e alla grande distribuzione organizzata, l’impresa agricola che fornisce la materia prima ha scarso o nullo potere contrattuale, un contraente debole che subisce lo stato i dipendenza economica, anche quando riesce ad aggregarsi in associazioni o consorzi di produttori o cooperative. Dominano così  le pratiche commerciali sleali, dei veri abusi, e i codici volontari di condotta, varatidalla Commissione europea, nel 2013 ( Supply Chain Initiative), si sono rivelati del tutto insufficienti. Necessitano, quindi, misure legislative e regolamentari più rigorose, in sede nazionale ed europea. Servono sanzioni adeguate e delle autorità di controllo che le applichino. Non basta più l’appello alla buona volontà. Non dissimili le problematiche di altre filiere, come quelle della moda, che, nell’attuale fase pandemica, rischiano di perdere quel capitale di competenze e conoscenze, vero patrimonio delle nostre imprese, che ha reso le aziende della moda in generale incontrastate eccellenze e bandiere del made in Italy nel mondo. 

Sono necessari, quindi, nuovi strumenti di dialogo tra committenti, fornitori e subfornitori, ma anche nuove regole e sanzioni, anche perché: 

  1. la catena “cliente-fornitore-sub fornitore-fornitore-cliente” è sempre più allungata e complessa;

2) le aziende medio-grandi devono crescere in modo flessibile e si affidano alle piccole che rappresentano sempre di più il grosso della produzione in outsourcing; 

3) le stesse scelgono e gestiscono i fornitori con criteri solo parzialmente capaci di prevenire i rischi di abusi e spesso i fornitori “subiscono” le loro esigenze (ritardi nei pagamenti e abuso dello stato di dipendenza economica ecc…) senza comprenderne  davvero le priorità e le ragioni. 

L’occasione di questo importate  “cantiere”  dovrebbe conseguire, preliminarmente, un obiettivo urgente, propedeutico al varo di ulteriore misure di sostegno collegate al Recovery Fund:

la mappatura delle filiere sui diversi mercati geografici e l’analisi delle interazioni tra le stesse, dopo il  trauma pandemico (Dove sono ubicati i fornitori principali, quali sono i mercati di sbocco? Sono ancora in grado di assorbire i volumi prodotti? Come assicurare la continuità delle forniture?). 

7. Assetto istituzionale  per rafforzare la rappresentanza al fine di promuovere gli interessi delle micro piccole e medie imprese nel dibattito politico e portare in Europa le specificità della piccola e media impresa italiana

Le micro, le piccole e le medie imprese italiane hanno da sempre costituito, sull’intero territorio nazionale, dal Nord al Sud, il tessuto più prezioso dell’intero sistema economico produttivo del nostro Paese, in termini di creatività, di inventività, di originalità, di know-how, anche tecnologico,  e di apporto al prodotto interno lordo. Come é stato da sempre sottolineato da Unimpresa, esse rappresentano l’identità stessa del nostro sistema produttivo, il “cuore pulsante” del Made in Italy, che si intreccia con la storia, la cultura, la bellezza dei luoghi, diffusi dalle montagne alle colline, dalle colline alle costiere marine, e con le vicende di storiche famiglie di imprenditori, di inventori, di artigiani e di artisti, che, spesso, con sacrifici, hanno arricchito un mosaico di iniziative, celebrato in tutto il mondo. Nonostante il tripudio celebrativo, le PMI sono state trattate, negli ultimi decenni e persino in questa drammatica fase pandemica, a livello politico-istituzionale, come le “cenerentole” del sistema, la “ruota di scorta” delle grandi imprese, con il varo di misure del tutto inadeguate e insufficienti a tutelarne l’integrità, a salvaguardarne la continuità, operativa e gestionale, e ad evitarne l’annientamento con la temibile morte prematura del 40% delle stesse. Ciò è stato determinato principalmente da una limitata quanto evanescente presenza delle rappresentanze datoriali delle PMI negli assetti istituzionali, per cui la voce delle PMI, nonostante il contributo di proposte tempestive, concrete e fattive, maturate sul campo, è rimasta inascoltata o è pervenuta in ritardo. L’occasione di questa meritoria iniziativa del MISE di un “cantiere delle PMI” costituisce un’opportunità unica per porre e risolvere, in maniera strutturale,  il problema di una maggiore presenza, più adeguata e significativa, delle rappresentanze datorali delle PMI, come Unimpresa, negli organismi istituzionali, esistenti o da istituire, per realizzare una interlocuzione, diretta e permanente, con i ministeri direttamente interessati (Sviluppo Economico, Economia e Finanze, Lavoro e Interno), con la presidenza del Consiglio e con il Parlamento. A tal fine, questo cantiere potrebbe anche elaborare una bozza di proposta legislativa e/o di decreto presidenziale per la costituzione di un “Osservatorio permanente del Governo per le PMI”, formato da esperti pubblici, da studiosi e dalle sole rappresentanze datoriali delle PMI. Un tale organismo, leggero e non burocratico, dovrebbe avere la missione di radiografare lo stato del settore e le conseguenti problematiche, offrendo idee, suggerimenti, proposte e soluzioni all’esecutivo, atte a risolverle. Un primo passo per correggere le manchevolezze del passato e per dare udienza istituzionale alle PMI, sottraendole al pericoloso destino di “cenerentole” del sistema economico-produttivo nazionale, esaltate a parole e tradite nei fatti.

 8. Comunicazione per definire politiche e strumenti di comunicazione per far conoscere la realtà delle PMI

Un’efficace comunicazione pubblica, volta a definire politiche e strumenti per far conoscere la realtà delle PMI si deve basare principalmente sull’analisi dei dati. Non a caso, da quasi 10 anni, Unimpresa ha profondamente trasformato la sua attività di comunicazione verso l’esterno – e in particolare verso gli organi di informazione – puntando proprio sulla realizzazione accurata, sistematica e analitica di rapporti e studi. Si tratta di documenti – talora snelli, altre volte più complessi – confezionati dal Centro Studi dell’associazione con il precipuo obiettivo di raccontare costantemente l’evoluzione del tessuto economico e produttivo del nostro Paese. Tutto questo grazie a un monitoraggio continuo, portato avanti giorno dopo giorno.

Grazie a questo metodo e questa impostazione, è stato possibile rendere noti i fenomeni e i problemi delle piccole e medie imprese del Paese, non solo come atto di denuncia verso le 

istituzioni e l’opinione pubblica, ma soprattutto come strumento fondamentale per costruire proposte destinate in particolare al Governo e al Parlamento. 

La scelta fatta si è rivelata efficace. La comunicazione di Unimpresa, pertanto, continuerà anche nel prossimo futuro – a maggior ragione se si considera la drammatica situazione mondiale cagionata dalla pandemia da Covid-19 – a dar voce alle esigenze dell’imprenditoria italiana, esigenze troppo spesso ignorate, da tutti i protagonisti e dagli addetti ai lavori. L’attività di comunicazione di Unimpresa è stata capace, tra altro, di portare alla luce quali misure economiche, di volta in volta varate dai vari governi, hanno prodotto gli effetti sperati e quali, invece, non hanno condotto a risultati positivi, se non fallimentari.

Le aree che continueranno a essere esplorate e analizzate riguardano:  il fisco, i costi della pubblica amministrazione e della burocrazia, la finanza statale e gli sprechi nei conti pubblici, i fondi europei, la lentezza della giustizia civile, la carenza delle infrastrutture, il progresso tecnologico, il mercato del lavoro, il credito, la finanza e i mercati finanziari, la legalità e le organizzazioni criminali, la povertà e le aree di disagio sociale, le disuguaglianze, i territori con le differenze tra Nord e Sud del Paese, l’export e l’internazionalizzazione, i passaggi generazionali nell’imprenditoria, la nuova globalizzazione e la concorrenza internazionale.

Le imprese, oggi, devono affrontare una crisi e una recessione mai conosciuta finora: il Covid è uno spartiacque tra declino e sviluppo. Un’accurata attività di comunicazione, dunque, può aiutare a cogliere tempestivamente i segnali e portarli rapidamente all’attenzione delle istituzioni, sia italiane sia europee, per le conseguenti decisioni da assumere. 

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