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UCRAINA: UNIMPRESA, PESANO SANZIONI RUSSIA, GIÙ TASSE PER AIUTARE PMI

Per consentire alla nostra economia di uscire dalle sabbie mobili delle difficoltà cagionate dalla guerra in Ucraina, bisogna intervenire anche con tagli delle tasse: vanno tagliate drasticamente, soprattutto per le micro, piccole e medie imprese, che rappresentano da sempre la spina dorsale del Paese. Il governo ha avviato una riforma, ma è ancora tutto molto generico e il percorso di revisione del sistema tributario corre il rischio di essere troppo lungo. È quanto propone Unimpresa, in un documento sugli effetti del conflitto tra Mosca e Kiev. «In questo momento di oggettiva difficoltà, sarebbe utile premiare in qualche modo chi ha tenuto duro durante i due anni di Covid e lo sta facendo ancora con la guerra, è necessario favorire e incentivare chi ha dimostrato di avere fiducia nel Paese: sarebbe la migliore risposta dello Stato» dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. 

Il documento di Unimpresa affronta poi il versante delle sanzioni verso la Russia. «Molte misure che il governo dovrà varare serviranno a compensare le conseguenze delle sanzioni. Che hanno effetti negativi, ma servono per far finire la guerra e per evitarne altre. La guerra ha ripercussioni anche su molte imprese che importano o esportano con in Ucraina e Russia, con un effetto “domino” sui loro clienti e sui loro fornitori. In ogni caso, l’export in Russia rappresenta meno dell’1,5% del totale delle nostre esportazioni, cioè 7-8 miliardi di euro su circa 550 miliardi totali. «È una cifra importante, ma l’impatto appare gestibile, soprattutto se il governo farà la sua parte. In questo momento il premier Mario Draghi è la garanzia dell’Italia: qualcuno dice che gli italiani sono stanchi di lui, ma non credo sia vero perché continua ad avere un gradimento personale attorno al 60% che è altissimo. Forse sono i partiti a essere stanchi di Draghi perché sentono vicino il richiamo delle elezioni» osserva Ferrara.

Quanto al turismo, la ripresa di questo comparto, osserva il Centro studi di Unimpresa, dipende dalla voglia di tutti gli italiani di tornare alla normalità dopo 2 anni di pandemia e di pesanti restrizioni. Probabilmente la ripresa economica porterà a una ripartenza del turismo a macchia di leopardo: le località costiere andranno meglio delle città d’arte, come negli ultimi due anni. La guerra, tuttavia, potrebbe avere un impatto forte per quanto riguarda il mancato arrivo dei russi: prima del Covid le presenze annue erano pari a 5,8 milioni e la spesa di circa 2,5 miliardi di euro. Lo segnala il Centro studi di Unimpresa. «Con una migliore programmazione, in futuro, sarà necessario gestire i flussi al meglio in tutto il territorio e in tutto l’arco dell’anno (destagionalizzazione). Per la prossima stagione estiva, secondo il governo e in particolare secondo il ministro del Turismo Garavaglia, le prospettive sono comunque buone e in effetti le riaperture potrebbero favorire molto il turismo, anche per il desiderio di tutti gli italiani di tornare finalmente alla normalità» commenta il presidente di Unimpresa.

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