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Torino: la dottrina sociale via per uscire dalla crisi

L’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, nell’omelia della Messa celebrata il 15 agosto scorso in occasione della solennità dell’Assunta, lanciò l’allarme alla città: “Se non si inverte l’attuale fase negativa, Torino corre il rischio di un declino che avrebbe conseguenze molto pesanti per tutta la popolazione nei prossimi anni”. Facile immaginare che il grido fosse estensibile a tutta la penisola italiana. Nella lettera pastorale che il presule sta consegnando alla diocesi, facendo riferimento anche alle incertezze delle scelte che la Fiat sta operando per lo storico stabilimento di Mirafiori, e avendo ben presente le preoccupazioni delle famiglie degli operai, si sottolinea che la crisi è morale e culturale, prima ancora che economica. “Le origini dei disagi di oggi si trovano non solo negli sconvolgimenti finanziari della globalizzazione, quanto nella perdita di riferimenti etici condivisi, in un «primato del denaro» divenuto vero e proprio idolo nella cultura di una minoranza dominante”. L’appello del vescovo è per il lavoro come “riferimento primario cui guardare per orientare una corretta e coerente visione dei problemi sociali”. Di qui l’invito ai credenti a guardare e a porre come obiettivo di testimonianza “il lavoro come diritto «nativo», segnale di una società capace di costruirsi più «giusta»”. La comunità ecclesiale ha il dovere di impegnarsi in tutti gli ambiti, anche istituzionali ed economici, culturali piuttosto che politici, per indirizzare verso il vero bene comune. Tutti, nel rispetto e nella libertà, debbono poter realizzare le proprie legittime aspirazioni. Per questo Mons. Nosiglia riafferma come punto di riferimento sicuro e condiviso per tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà la dottrina sociale della Chiesa.

Alfonso D’Alessio