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Telemedicina e Metaverso: un connubio in divenire per garantire una migliore assistenza sanitaria.

di Marco Massarenti, Presidente Unimpresa Sport

La nuova frontiera della sanità si avvale dell’evoluzione di internet dove realtà virtuale e realtà aumentata avranno enormi impatti sul rapporto che in futuro l’essere umano avrà con le proprie esperienze in campo medico.

Questa innovazione prevede l’interazione di una diade: da una parte la Telemedicina, una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria mediante l’impiego delle Information and Communication Technologies che può interessare servizi sanitari diagnostici e terapeutici e dall’altra invece, il Metaverso, uno spazio digitale tridimensionale in cui è possibile interagire e avere esperienze che simulano quelle della vita reale; un valido strumento per migliorare la qualità di intervento e cura.

Attraverso questa evoluzione si avrà la possibilità di entrare all’interno di un corpo umano virtuale e capirne i meccanismi, comprendere il funzionamento nei minimi dettagli, poterne studiare le caratteristiche, le patologie in tutte le fasi evolutive e determinare le terapie farmacologiche più efficaci.

Gli esperti prevedono che il Metaverso in Sanità sarà un valido aiuto per dar vita alla telemedicina 2.0 la quale consentirà di vivere un’esperienza medico-paziente di livello superiore.

Quattro sono i campi in cui si sviluppa la telemedicina: visita a distanza, teleconsulto, cooperazione da remoto, telemonitoraggio e molti sono i benefici: dall’abbattimento delle barriere geografiche e temporali al raggiungimento di un più ampio numero di persone, all’assistenza domiciliare ai malati cronici e agli anziani, all’eliminazione delle sempre più lunghe liste d’attesa sino al risparmio sui costi. Si potranno analizzare un numero infinito di pazienti, visionare in profondità gli organi anche da angoli non consentiti da un campo chirurgico. Si potrà avere la possibilità di sperimentare e sbagliare senza ledere il paziente.

Il Metaverso in sanità, dal canto suo, potrebbe essere un valido sostegno alla ricerca attraverso le rappresentazioni di esseri umani nel mondo virtuale che fungono da cavie; eseguendo esperimenti simulati nella medicina predittiva si potrà scoprire come reagiranno i nostri corpi in futuro in una ampia varietà di contesti.

Già da qualche anno numerose sperimentazioni hanno utilizzato la realtà virtuale in campo medico.

Nel 2019, il centro medico dell’Università del Connecticut, ha offerto esperienze di realtà virtuale per la formazione dei chirurghi ortopedici. Gli specializzandi hanno potuto praticare procedure di ortopedia in un ambiente sicuro attraverso l’utilizzo di visori in 3D e a un costo relativamente basso.

Ambienti immersivi sono stati utilizzati negli Stati Uniti per l’esposizione di veterani e sopravvissuti all’11 settembre per il trattamento da disturbo da stress post traumatico.

Anche nel campo dell’insegnamento si stanno ottenendo benefici. La realtà virtuale applicata alla formazione dei medici permette di creare simulazioni realistiche utili e di consentire la ripetizione delle procedure anche in assenza del docente.

Nel 2020 ben 185 studenti hanno partecipato da remoto alle lezioni in realtà mista, visualizzando nel posto in cui si trovavano il modello tridimensionale che la docente di anatomia stava spiegando dal suo ufficio a Cleveland.

Sempre nel 2020, durante la pandemia, questa tecnologia ha permesso di proseguire la formazione degli specializzandi in ortopedia da remoto.

Nel 2021 l’astronauta Thomas Pesquet si è sottoposto a una visita di controllo, attraverso ologramma del chirurgo della NASA, si trovavano a centinaia di chilometri di distanza eppure è stata effettuata una diagnosi corretta. Non fantascienza e neanche un nuovo mondo virtuale ma, un momento virtuale che si amalgama alla realtà.

È così che si guarda al futuro e si investe per l’assistenza sanitaria. La rapidità della comunicazione medico-paziente condurrà a livelli di ricercatezza nella triade della prevenzione, diagnosi e trattamento.

Questo nuovo modo di fare medicina non sostituisce il normale rapporto medico-paziente, ma ha il fine di integrare la prestazione migliorandone efficacia ed efficienza anche in situazioni in cui il medico e il paziente non si trovano nella stessa stanza.

Si avrà quindi, la possibilità di progettare nuovi servizi e si aprirà un nuovo mercato basato sulla realizzazione di mondi virtuali del corpo umano, di piattaforme per i singoli apparati e singole patologie, fino a sviluppare completi ambienti virtuali in grado di simulare la modalità con cui una certa patologia reagisce a farmaci e trattamenti.

Più tecnologia si applica alla sanità, più è rilevante l’impatto sulla salute della popolazione, sulla prevenzione e sulla diagnosi; uso che di rende sempre più necessario in Italia, se si pone lo sguardo sulle malattie croniche; problematica in continuo avanzare. 

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