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Scuola. Uno sguardo alle emozioni

di Orietta Sarracini

La scuola italiana accoglie, dalla Primaria alla Secondaria di Secondo grado, alunni che vanno dai sei ai diciotto anni , questi dodici anni vedono nel percorso individuale uno sviluppo della persona.

Ciò implica un primo distacco dalla figura genitoriale, una conseguente autonomia dei propri sentimenti e delle proprie emozioni, per arrivare a stabilità relazionali che saranno alla base di una dinamica comportamentale propria della vita adulta.

Durante la scuola primaria il bambino lavorerà sul distacco dalla figura genitoriale, quasi sempre materna, confrontandola con l’insegnante, tale segmento di crescita è naturale e necessario per educare il bambino all’autonomia delle proprie responsabilità, soprattutto emotive.

Le emozioni positive e negative si equilibrano, in maniera distinta in ogni singolo bambino, femminuccia o maschietto, i primi risultati si hanno nella distinzione di gruppo: gruppo femmine, gruppo maschi, con conseguente leader, tale distinzione maturerà verso i 9-10 anni.

Nel gruppo si verificheranno tutte le dinamiche emozionali : paura del confronto, competizione, risultati positivi o negativi raggiunti in gruppo, accettazione di se stessi e dei propri progetti e contributi. 

La fase successiva che si evidenzia durante la secondaria di primo grado porterà come risultato la scelta di un amico o amica del “cuore”, i sentimenti e le emozioni in questa fase si fanno totalizzanti in entrambe le eccezioni positive e negative, ogni singolo momento è vissuto come unico.

Le emozioni adolescenziali fanno vivere situazioni altalenanti ai ragazzi (e ai genitori) , le autostrade emozionali sono a velocità libera: noia e gioia, esaltazione e tristezza, rabbia e desiderio, vergogna , vuoto, insicurezza, attrazione vengono vissute in forma attiva o passiva, il ragazzo subisce o prevale sull’azione di tali emozioni; tale turbinio porterà risultati nello step successivo, quando si svilupperanno e si concretizzeranno le dinamiche  relazionali ed emotive con gli altri come forma di conoscenza dell’altro.

Il contributo fondamentale che la scuola dà in questo percorso emozionale è:

– nel distacco fisico dall’autorità genitoriale;

– dalla materialità della propria casa –rifugio;

– dalla protezione sentimentale della famiglia;   

D’altro canto abbiamo:

– una nuova figura adulta (la maestra);

-altri bambini (altri se stessi con cui confrontarsi e specchiarsi);

– un percorso didattico che non è fine alla nozione ma necessario per uno sviluppo del discernimento.

L’educazione emozionale non è esclusiva della scuola , essa contribuisce per condivisione di crescita allo sviluppo del bambino fino alla sua prima forma di età adulta, i primi educatori saranno sempre i genitori che gettano le basi emozionali già dal grembo materno  e dalle stesse emozioni che in forma diversa ma ugualmente intensa vive la figura paterna e  conseguentemente tutta la famiglia. 

 E’ bene ricordare che il bambino, che in età prescolare vive il suo primo giorno di asilo, ed è già una risultante di un complesso e strutturato rapporto emozionale vissuto in famiglia. 

Tutto il cammino esistenziale dell’uomo è scandito da emozioni.

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