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SAN MICHELE ARCANGELO

di Eugenio Elia

Nella moltitudine degli angeli il culto a San Michele Arcangelo occupa il primo posto. Il nome Michele dal latino Chi è come Dio? che traduce Mikhael.  

San Michele è protettore di: commercianti, doratori, fabbricanti di bilance, farmacisti, giudici, maestri di scherma, paracadutisti, polizia di stato, radiologi

Nella tradizione cristiana è colui che combatte e sconfigge Satana. Ecco perché il Santo è stato proclamato protettore delle forze dell’ordine da Pio XII nel 1949 in omaggio alla “lotta” che il poliziotto combatte tutti i giorni al servizio dei cittadini. Nello stesso giorno, il 29 settembre, la Chiesa lo festeggia anche gli assieme agli Arcangeli Raffaele, soccorritore, e Gabriele, annunciatore. Giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.

Il culto dell’arcangelo Michele è di origine orientale. L’imperatore Costantino I a partire dal 313 gli tributò una particolare devozione, fino a dedicargli il Micheleion, un imponente santuario fatto costruire a Costantinopoli. La prima basilica dedicata all’arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su di una altura al VII miglio della Via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma nel 1996; il giorno della sua dedica, officiata con ogni probabilità da un Papa prima del 450, ovvero il 29 settembre, è rimasto fino ad oggi quello in cui tutto il mondo cattolico festeggia “San Michele”. Marco Bianchini, Massimo Vitti, La basilica di San Michele Arcangelo al VII miglio della via Salaria alla luce delle scoperte archeologiche, in RAC, LXXIX, 2003, pp. 173-242 (estratto): “Uno scavo condotto sulla collina di Castel Giubileo, presso la via Salaria, alla periferia di Roma, ha messo in luce i resti di una villa romana, con una fase principale in opera incerta, sulla quale si è

impiantata, tra la fine del IV e gli inizi del V secolo, una basilica paleocristiana che gli autori identificano con quella di San Michele Arcangelo, citata dal Liber Pontificalis che la colloca al VII miglio della via Salaria. L’alzato è andato interamente distrutto ma è parzialmente ricostruibile in base ai resti delle fondazioni.”

Una devozione diffusa e antica, che ha almeno tre centri di riferimento importanti e suggestivi, come la chiesa di San Michele del Gargano, in Puglia, il famosissimo santuario del Mont Saint Michel, in Francia, e la Sacra di San Michele, in Piemonte, all’imboccatura della Vai di Susa.

Sulla porta principale della Basilica del Gargano, nota anche con il nome ‘Bianca Basilica’, perché ritenuta consacrata proprio da San Michele, le formelle ricordano le 4 apparizioni dell’Arcangelo: Fino all’anno 492 vi era un tempio pagano, per giungere alla Santa Grotta sono presenti 86 scalini, nella Basilica si può lucrae l’indulgenza plenaria per sempre senza limite di tempi.

Descrizioni delle quattro apparizioni

La sua prima è avvenuta in presenza di un ricco signore del Gargano, Elvio Emanuele. Era alla ricerca del suo toro migliore che aveva perso e lo trovò in una caverna strettissima, Non potendolo far uscire, decise di sacrificarlo con una freccia, ma quando la scoccò questa tornò indietro ferendolo. Raccontato tutto al vescovo di Siponto, vennero evocati tre giorni di preghiera e penitenza. E alla fine San Michele Arcangelo gli apparve in sogno dicendo che quella caverna per lui era sacra.

Nel 492, con Siponto assediata dai barbari, l’Arcangelo apparve di nuovo promettendo la vittoria. E la sua sola manifestazione servì per ridare coraggio alla popolazione locale che sconfisse i nemici.
Nella terza apparizione (anno 493), il vescovo locale su ordine dell’Arcangelo e come segno di riconoscenza andò alla grotta per consacrarla, insieme ai vescovi della Puglia dopo un digiuno di penitenza. Qui l’Arcangelo apparve, annunciando che la cerimonia di consacrazione non sarebbe stata necessaria, perché lui stesso aveva già consacrato la grotta. Così la sacra grotta ancora oggi non è mai stata consacrata da mano umana. Infine nel 1656 la quarta apparizione all’arcivescovo Alfonso Puccinelli, per liberare tutto il territorio locale da una terribile peste.

Michele è il protettore dei protettori, l’arcangelo guerriero, principe delle milizie celesti, avversario di Satana e degli angeli che si erano ribellati a Dio, e che lui aveva vinto al grido di guerra: «Chi è come Dio?», che è anche il significato del suo nome in lingua ebraica. Ed è così, nell’atto di trafiggere il demonio sconfitto, che viene spesso raffigurato nelle immagini più belle.

Nella nostra vita san Michele è l’angelo che ci è vicino nelle piccole e grandi battaglie quotidiane contro le suggestioni del male, contro quelle forze che vogliono farci scivolare nel vortice della perversione e del peccato e che, alla fine della vita, ci guiderà (anche questo è un compito che la tradizione gli attribuisce) nel momento del trapasso per essere poi al nostro fianco, avvocato, nel giorno del giudizio definitivo. Grazie alla sua tenacia nel combattere il maligno, Michele è considerato il protettore dal male.

San Michele Arcangelo nella Bibbia

Nella moltitudine degli angeli, il primo posto spetta all’arcangelo Michele. Già l’Antico Testamento pone questo arcangelo come il protettore del popolo ebraico.

Non leggiamo nel Libro dell’Esodo la testimonianza di questa assistenza tutelare quando, sul Sinai, Dio si rivolge a Mosé: “Ecco che io invio un angelo davanti a te per custodirti nel cammino e per farti giungere nel luogo che ti ho preparato. Stai attento in sua presenza ed ascolta la sua voce. Non resistergli perché il mio nome è in lui. Ed il mio angelo camminerà davanti a te”.

Nel Libro di Daniele un angelo dichiara che “l’angelo del regno dei Persiani mi ha resistito per ventun giorni, ma Michele, uno dei primi Principi, è giunto in mio soccorso”.

Altrove, a proposito delle persecuzioni di Antioco Epifanie contro gli ebrei, lo stesso profeta predice “che in quel tempo Michele, il grande Principe, si leverà, lui, il protettore dei figli di Israele”. Ed è ancora l’arcangelo Michele che ispira ai Maccabei un coraggio invincibile e libera la Chiesa dalla persecuzione.L’Apocalisse

Ma il testo che avrà la più grande ripercussione nell’estensione del culto dell’arcangelo è quello dell’Apocalisse di San Giovanni nel capitolo XII.

“Un segno prodigioso apparve nel cielo, una dona avvolta dal sole col la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle. Ella è incinta e grida nei dolori ed il travaglio del parto. Poi un secondo prodigio apparve nel cielo: un enorme dragone rosso fuoco dalle sette teste e dieci corna, ogni testa coronata da un diadema. La sua coda spazza il terzo delle stelle e le precipita sulla terra. Il dragone si appresta a divorare il bambino della donna che sta per partorire non appena sarà nato. Ora la donna mette al mondo un bambino maschio, colui che deve guidare tutte le nazioni con scettro di ferro ed il Bambino fu innalzato fin presso il trono di Dio. Allora un grande combattimento scoppiò nel cielo. Michele ed i suoi angeli combatterono il dragone ed il dragone rispose appoggiato dai suoi angeli, ma essi furono vinti e cacciati dal cielo. L’enorme dragone, il velenoso serpente, il diavolo Satana, il seduttore del mondo intero fu gettato sulla terra ed i suoi angeli con lui. Ed io sentii una voce risuonare nel cielo: “Oramai la vittoria, la potenza e la regalità sono acquisite al nostro Dio ed il dominio al suo Cristo”.

La chiesa in Umbria

Nel Talmud l’arcangelo Michele è l’angelo dell’acqua. Nel seno delle Chiese Copte in Egitto che si è sviluppato il culto dell’arcangelo Michele almeno fin dall’inizio del IV secolo. Il calendario copto di Alessandria celebra i tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ma san Michele è festeggiato due volte, una prima volta il 18 giugno (12 Paoni) con festa solenne, ed una seconda volta il 20 novembre (18 Hator). Il calendario egiziano di Oxirynco menziona, nel 535, l’esistenza, in quella città, di una chiesa dedicata all’arcangelo Michele.

L’imperatore Costantino introduce comunque quel culto a Costantinopoli a seguito di una visione nel corso della quale l’arcangelo gli è apparso e vi va costruire una chiesa la cui dedicazione a san Michele fu fatta un 8 giugno.

Se nel V secolo nessuna delle basiliche romane, e nessuna delle venticiqnue chiese presbiteriali della città pontifica è dedicata all’arcangelo Michele, e se occorre aspettare il VI secolo per vedere, sulla via Salaria, il primo santuario romano consacrato un 29 settembre al capo della milizia celeste, un secondo essendovi edificato dal papa Bonifacio V verso il 530, è certo che, sotto l’influenza bizantina, quel culto è penetrato più presto in altre regioni d’Italia, chiaramente in Umbria dove una chiesa San Michele è citata a Spoleto fin dal 429, un’altra a Perugina dedicata al santo Angelo. Ma, nei IV e V secoli, è in Frigia ed in Pisidia che quel culto pare più diffuso.

Il Concilio

Il focolare più fervente del culto degli angeli è nel IV secolo in Frigia nella città di Chone, l’antica Colossi, già data dal tempo di San Paolo a quel culto. Il Concilio di Laodicea tenuto solamente a 18 km di distanza da Chone alla fine di quel secolo (verso il 380) è costretto a levarsi contro le manifestazioni idolatriche di quel culto ed a richiamare le proibizioni anteriori, vietando chiaramente di designare gli angeli con dei nomi. Teodoreto, commenta quelle decisioni, facendo allusione a degli oratori frigi costruiti in onore di san Michele.

E’ verisimile che l’autorità ecclesiastica, al fine di porre fine a quelle pratiche, intrapresa chiaramente con la svolta di un torrente per annegare un fonte che era oggetto di devozioni superstiziose. La leggenda pretende che un eremita, installato nella cappella edificata vicino a quella sorgente sulle pendici del Cadmo a Chone, implorò san Michele ed ottenne dall’arcangelo che le acque del canale di derivazione s’infilassero in un abisso prima di giungere alla fonte ed alla cappella. Questo fu l’origine di un santuario di san Michele che fu considerato come il più rinomato di tutta l’Asia Minore.

E’ l’influenza di Bisanzio che si esercita in Italia meridionale in favore di uno sviluppo del culto micaelico; ma la leggendaria apparizione dell’arcangelo sul monte Gargano alla fine del V secolo ebbe una tale ripercussione che in tutta l’Italia appaiono numerose nel VI secolo delle testimonianze della venerazione dei cristiani nei riguardi di San Michele; i Longobardi vi si collegano con entusiasmo, facendo dell’arcangelo la guida della loro nazione.

Un altro avvenimento, sopraggiunto questa volta nella capitale della cristianità, a Roma, alla fine del VI secolo, non poteva anch’esso mancare di dare al culto dell’arcangelo un nuovo alimento. Quello della visione del capo delle legioni rinfoderante il gladio che aveva in mano, annunciatrice della fine dell’epidemia di peste e della fermata dell’invasione dei Longobardi di cui il papa san Gregorio Magno è il beneficiario.

Le chiese a lui dedicate in Italia

L’Arcangelo appare circondato da una legione di angeli che cantano sulla cima del mausoleo di Adriano allorché il santo papa attraversava il ponte del Tevere con una processione che implora la clemenza divina. Tutti i pellegrini che si recano a Roma non potevano mancare di contemplare quella Mole di Adriano diventato il Castello Sant’Angelo che ricordava loro quel prodigio, ed in cui Bonifacio V aveva fatto edificare, sotto forma di cripta per ricordare il santuario del Monte Gargano, una chiesa dedicata a San Michele.

Comunque la preminenza in quel culto micaelico rimarrà fino all’XI secolo al Monte Gargano, ed è in Italia che quel culto offre nei VI e VII secoli uno sviluppo spettacolare. Più di 800 chiese gli saranno consacrate. La sola città di Roma vede costruirsi, oltre la basilica della via Salaria la cui dedicazione un 29 settembre fisserà per tutta la cristianità la data di celebrazione della festa dell’arcangelo, quattro altri santuari: San Michele in Sassia, San Michele in Peschiera, San Michele alle Fornaci e San Michele sul Mausoleo. E’ San Michele in Afriscisco a Ravenna verso il 545, San Michele in Bosco a Bologna, San Michele in Orto a Firenze, San Michele in Borgo a Pisa, San Michele in Foro a Lucca, San Michele Maggiore, la chiesa di Pisa dove saranno coronati i re longobardi, delle chiese San Michele ancora a Siena, Pistoia, Arezzo, Brescia e Venezia.

Il 29 settembre 2018, uscì un Comitato stampa della Santa Sede, nel quale Papa Francesco invita i fedeli di tutto il mondo «a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.».

Prima della sua visita apostolica nei Paesi Baltici, il Pontefice ha incontrato Padre Fréderic Fornos S.J., Direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera per il Papa, al quale ha chiesto di diffondere in tutto il mondo questo suo appello, invitando i fedeli a concludere la recita del Rosario con l’antica invocazione Sub Tuum Praesidium e con la preghiera a San Michele Arcangelo scritta da Leone XIII.

Perché questa richiesta orante così “tradizionale”? La Chiesa sta attraversando, sotto il pontificato di Papa Francesco, un maremoto di ampie proporzioni fra rinuncia della dottrina, diffusione di eresie e corruzione dei costumi.

L’attribuzione nel nome Michele del titolo di santo ha origine già nell’Antico Testamento e San Michele è considerato Principe, difensore degli amici di Dio e protettore del Suo popolo. Nell’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse di San Giovanni, dopo la prima guerra in Paradiso, l’Arcangelo è protagonista anche nella seconda guerra terrena della Madre di Dio contro il drago: San Michele Arcangelo guida nuovamente alla vittoria la milizia celeste degli angeli del Signore contro Satana e i suoi angeli, ribelli ed apostati. Secondo l’Apocalisse, alla fine dei tempi, San Michele Arcangelo, quando ogni cosa sarà ricapitolata in Cristo, squillerà la tromba che annuncerà il Giudizio universale. 

In tutti i passi biblici è considerato «capo supremo dell’esercito celeste», ovvero degli angeli in guerra contro il male. Nella tradizione San Michele è l’antitesi di Lucifero, capo degli angeli che decisero di fare a meno di Dio e perciò precipitarono negli Inferi.

Il Generale degli angeli è colui che difende la Fede, la Verità e la Chiesa. Dante illustra mirabilmente la bellezza e la potenza di questo Principe celeste e la sua solerzia nel proteggere il genere umano dalle insidie di Satana. Alla fine del Canto VIII della prima Cantica, Dante e Virgilio sono di fronte alla città infernale di Dite, sbarrata al loro passaggio. Sarà l’intervento autorevole di San Michele, che punì il superbo atto di violenza degli spiriti ribelli, a spalancare le porte per far procedere i due viaggiatori. Nelle litanie dei Santi pregate in Purgatorio da coloro che in terra furono invidiosi, San Michele è il secondo nominato, nella Divina Commedia, dopo Maria Santissima, segno, dunque, del suo grande potere di intercessione. Maria Vergine e l’Arcangelo Michele sono associati nel loro combattimento contro il demonio ed entrambi, nell’ iconografia cristiana, pestano con i loro piedi, a seconda dei casi, il serpente, il drago, il diavolo in persona, che l’Arcangelo tiene incatenato e lo minaccia, pronto a trafiggerlo, con la sua spada.Il culto micaelico è molto diffuso sia in Oriente che in Occidente, ne danno ampia testimonianza gli innumerevoli santuari, monasteri, chiese  e anche monti intitolati al suo nome. La prima Basilica dedicata all’Arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su di un’altura al VII miglio della Via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza archeologica di Roma nel 1996. E il giorno della sua dedica, risalente a prima del 450, è rimasto il 29 settembre. In Europa è presente la Linea Sacra di San Michele, in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate, che per oltre 2000 chilometri taglia l’Europa collegando sette monasteri dedicati proprio all’Arcangelo San Michele. Esiste, quindi, un simbolismo di elevata profondità religiosa, angelologica, storica, sociale, culturale, artistica. La Linea micaelica rimanda all’invito dell’Arcangelo Michele ai fedeli nel perseverare sulla via retta, ma anche alla difesa dell’Europa stessa da Satana. I tre siti più importanti, ovvero Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val di Susa e il Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, si trovano tutti alla stessa distanza l’uno dall’altro.

San Michele Arcangelo è protettore della Città del Vaticano che è sovrastata dall’imponente mole del Castel Sant’Angelo, collegato al Vaticano attraverso il corridoio fortificato detto il “passetto”.

Bibliografia:

  • Marco Bianchini, Massimo Vitti, La basilica di San Michele Arcangelo al VII miglio della via Salaria alla luce delle scoperte archeologiche, in RAC, LXXIX, 2003, pp. 173-242.
  • Michael, ANNO XLV, N. 179,  OTTOBRE/DICEMBRE 2020 Direttore P. Ladislao Suchy, Padri Micheliti Santuario San Michele Arcangelo 71037 Monte Sant’Angelo – Foggia
  • https://www.inews24.it/2019/12/23/arcangelo-michele-quattro-apparizioni-monte-gargano/
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