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MANOVRA: UNIMPRESA, SACRIFICARE NORMA POS SE RESTA TETTO AL CONTANTE A 5.000 EURO

Il vicepresidente Spadafora: «Nelle cassette di sicurezza 200 miliardi di euro, il 50%, qualora quei soldi fossero spesi, diventerebbe gettito fiscale»

«L’eventuale eliminazione della norma sull’obbligo di accettare pagamenti con il Pos da 60 euro, rispetto agli attuali 30 euro, confermerebbe che si tratta di una misura poco rilevante sul piano pratico, ma servita al governo per strumentalizzare la bagarre politica e distogliere l’attenzione da una misura assai più rilevante per il Paese e per la nostra economica: mi riferisco all’innalzamento del tetto all’uso del contante fino a 5.000 euro. Se è possibile, a nostro giudizio, sacrificare la norma sul Pos, riteniamo invece fondamentale, per far ripartire i consumi, consentire un uso più ampio del denaro contante. Stiamo parlando, secondo recenti stime di esperti bancari, di un bacino di circa 200 miliardi di euro che gli italiani conservano nelle loro cassette di sicurezza in banca». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

«L’utilizzo del cash oggi fermo in banca potrebbe avere effetti positivi anche per le finanze pubbliche. Qualora fosse speso per acquisti di beni e servizi, entrando, quindi, nel circuito dei consumi e dell’economia, il denaro contante detenuto dagli italiani nelle cassette di sicurezza potrebbe arrivare, in ragione di circa il 50%, nelle casse dello Stato. La metà di quei 200 miliardi, insomma, se spesi, potrebbe diventare gettito fiscale. Almeno la metà di una somma usata per pagare qualsiasi oggetto o servizio – dall’abbigliamento ai viaggi, dai gioielli a prodotti hi-tech – si tradurrebbe, infatti, in tasse: anzitutto per quanto riguarda l’Iva, la cui aliquota ordinaria è pari al 22%, poi, una parte verrebbe versata all’erario sotto forma di Ires, Irpef o Irap. Qualcuno potrebbe sostenere che senza una tassazione volta a sanare l’eventuale evasione, si garantirebbe un indebito vantaggio per chi ha contanti da spendere. Francamente, in questo momento, è preferibile ragionare con pragmatismo e guardare ai risultati finali, che sarebbero positivi tanto per l’economia quanto per le casse dello Stato» aggiunge Spadafora. 

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