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Mamma e papà escano dall’esilio

Nell’udienza di mercoledì 20 maggio Papa Francesco ha definito, precisandone i contorni, una categoria “gli autoesiliati” nella quale molti genitori rischiano di cadere per la sostanziale rinuncia ad educare. Il Pontefice come sempre coglie nel segno.

“Figli, obbedite ai genitori, ciò piace a Dio. E voi genitori, non esasperate i figli, chiedendogli cose che non possono fare. E questo bisogna fare perché i figli crescano nella responsabilità di sé e degli altri. Sembrerebbe una constatazione ovvia, eppure anche ai nostri tempi non mancano le difficoltà. E’ difficile educare per i genitori che vedono i figli solo la sera, quando ritornano a casa stanchi dal lavoro. Quelli che hanno la fortuna di avere lavoro! E’ ancora più difficile per i genitori separati, che sono appesantiti da questa loro condizione:  poverini, hanno avuto difficoltà, si sono separati e tante volte il figlio è preso come ostaggio e il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà, e si fa tanto male. Ma io dico ai genitori separati: mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Vi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova, ma i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. Per i genitori separati questo è molto importante e molto difficile, ma possono farlo”. Così Papa Francesco ha dato una magistrale descrizione di cosa avviene nelle case ti tante famiglie.

Ma come svolgere in questo clima l’azione di educare? Francesco continua con lucidità impressionante “intellettuali, critici di ogni genere, hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni, veri o presunti, dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti”. Tutto questo ha generato crisi nei rapporti tra la famiglie e le agenzie educative classiche, insinuando il clima di sfiducia e di sospetto reciproco.

“D’altro canto, continua il Sommo Pontefice, si sono moltiplicati i cosiddetti esperti, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli esperti sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente apprensivi e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai: “Tu non puoi correggere il figlio”. Tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!” Di qui l’invito forte “i genitori non devono autoescludersi dall’educazione dei figli”.

Ha proprio ragione Francesco che auspica che i padri e le madri ritornino dal loro “esilio” e riassumano il ruolo di protagonisti nell’educazione della prole.

Alfonso D’Alessio