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La rivalità

È dell’anno 1952 lo scatto sportivo più famoso del secolo scorso in cui avvenne lo scambio della borraccia tra Gino Bartali e il suo acerrimo rivale Fausto Coppi durante la Grande Boucle, un’immagine volutamente lasciata avvolta nel mistero poiché non si è mai chiarito chi avesse compiuto quel memorabile gesto di fair play e rimasta nella storia e nella memoria non solo degli appassionati sportivi ma di tutti gli italiani.

È quasi surreale scoprire come una fotografia possa offrire un esempio così sano ed educativo rivolto alla rivalità, eppure nell’ultimo periodo abbiamo potuto apprendere che di foto così iconiche se ne possono fare ancora e che fanno bene all’anima di chi vi è ritratto ma anche di chi si sofferma ad osservarle.

Anche al secolo d’oggi, infatti, il mondo dello sport può vantare di un titanico scatto esempio che ritrae i due campioni assoluti e contrapposti del tennis, Roger Federer e Rafael Nadal; e chi lo avrebbe mai immaginato di vedere King Roger e King Rafa piangere insieme, per lo stesso motivo sentendo e vivendo lo stesso stato d’animo tenendosi per mano come solo due grandi amici sanno fare?

“Questa foto è una lezione. Non di sport. Di Vita; quelle mani che non si vorrebbero mai lasciare siano da insegnamento per ogni generazione”, asserisce Leonardo Bonucci, capitano della Nazionale italiana. Si rimane di sasso e increduli davanti ad un’immagine del genere, quasi ci si chiede cosa c’è che non va ma poi si razionalizza, si assapora l’essenza e il gusto della sportività, quella vera, quella che serve per poter vivere emozioni del genere.

Si sa che per natura l’uomo per poter dare il meglio di sé si affida alla sfida ma per poter diventare campione è necessario avere un degno avversario con il quale si cresce insieme, ci si misura, si condivide tempo e passione, vittorie e sconfitte, valori, obiettivi infiniti, si fondano relazioni vere fino a diventare grandi e grandi eroi.

Ci si chiede se potrebbe mai esistere un Coppi senza un Bartali o un Federer senza un Nadal; la risposta la si trova tra le pagine sportive della storia con la conclusione che uno non può trascendere dall’altro e che la rivalità, la competizione sana non può che essere un bene.

Lo sport inteso come strumento educativo e sociale ci vuole insegnare non solo che l’antagonismo tra due grandi campioni non conosce scorrettezze e non può essere ridotto ad una sintetica gara dove il raggiungimento del risultato non tiene conto dei valori e giustifica ogni mezzo ma che da essa può nascere una vera amicizia, che si può essere nemici-amici, ci insegna che la contesa è un confronto da cui trarre il meglio, una situazione in cui la conoscenza di uno diventa successivamente e inevitabilmente approfondimento per l’altro, è un mutuo arricchimento, una battaglia delle proprie competenze senza risparmio ma colma di rispetto reciproco e profondo. Queste che semplificandone il concetto chiamiamo “immagini” sono fatti reali, di vita accaduta che formano chi sta dentro e oltre il campo, e sono davvero episodi esemplari per tutti, basti vedere come anche tra gli spalti accadono miracoli simili nell’abbraccio sincero di due tifosi di squadre diverse; gesto che ci insegna che lo sport si traduce davvero in una meravigliosa storia di amicizia.

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