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La burocrazia costa 2 punti di pil l’anno

La burocrazia italiana è una tassa occulta che soffoca le imprese e che costa alle pmi 2 punti di Pil all’anno. A rilanciare l’allarme contro la giungla di adempinen ti che quuotidianamente gravano sulle imprese è la Cgia di Mestre. «È un fardello insopportabile, una tassa occulta composta da scadenze, da autorizzazioni, da obblighi, vincoli e pareri da richiedere e rispettare che ogni giorno drenano tempo e denaro a milioni di piccoli imprenditori che sono costretti a distogliere risorse e attenzioni alla propria attività per concentrarsi su carte e scartoffie varie», denuncia il segretario Giuseppe Bortolussi. In soldoni, la burocrazia complessivamente costa, al sistema delle imprese, quasi 31 miliardi di euro all’anno e circa 7mila euro per ognuna delle pmi che senza questo peso, in linea ssolutamente teorica, calcola ancora la Cgia, potrebbero creare circa 650 mila nuovi posti di lavoro. «Costi che penalizzano di più le piccolissime imprese rispetto alle aziende di dimensioni maggiori», prosegue Bortolussi che, consapevole come «parte della burocrazia sia ineliminabile», ricorda però come il 74% degli artigiani e dei commercianti lavori da solo. «Rispetto agli anni precedenti – conclude Bortolussi – i costi della burocrazia sono addirittura in crescita. E questo non a seguito di un aumento del carico degli oneri amministrativi sulle imprese, ma perchè è diventato più preciso e puntuale il sistema di monitoraggio di questo fenomeno. In pratica sono state scoperte delle nuove ‘sacche di burocrazià che prima non venivano conteggiate.

 

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