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Iva. Longobardi, da aumento solo danni per imprese e per gettito fiscale

“Ancora una volta annunci a ripetizione e tuttavia senza seguito. Il Governo di Enrico Letta si era impegnato, sin dal primo giorno di lavoro, a evitare il secondo aumento Iva. Dopo quasi due mesi di promesse a vuoto, ci prepariamo all’ennesimo inasprimento fiscale: l’imposta sui consumi, da luglio, salirà dal 21 al 22 per cento. Ma è il modo migliore per stroncare qualsiasi speranza di ripresa: l’aumento è inaccettabile e il rischio di produrre solo danni”. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, torna sulla questione Iva dopo le dichiarazioni de ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. “L’innalzamento della tassa sui consumi – continua Longobardi – ci spaventa anche perché potrebbe innescare un nuovo colpo psicologico sui contribuenti. Che sarebbero indotti a ridurre ancora di più i consumi cagionando un effetto boomerang sul gettito erariale: altro che 4 miliardi di euro in più l’anno, il fisco potrebbe fare i conti con un buco che potrebbe superare i 10 miliardi già nel 2013”.
Di questo, e più in generale della necessità di abbassare la pressione fiscale, ha parlato oggi una delegazione di Unimpresa, guidata dal presidente Longobardi, nel corso di un incontro col presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia. “I numerosi fallimenti e la chiusura di molteplici esercizi commerciali sono  testimonianza della pesante emorragia che ha colpito il nostro tessuto economico sociale  con gravi conseguenze sulle aziende a carattere familiare, come noto assai  diffuse nella nostra realtà” ha detto Longobardi a Boccia. Durante l’incontro, il presidente di Unimpresa ha osservato che “pur prendendo positivamente atto delle iniziative prese dal Governo nello scorso fine settimana relativamente, nello specifico, alle misure riguardanti l’attenuazione della rigidità del recupero credito da parte di Equitalia (rateizzazione del pagamento del debito in 6 anni; impignorabilità della casa adibita ad abitazione principale), del fondo di 5 miliardi di euro a favore delle pmi per l’acquisto di nuovi macchinari, ha sottolineato la necessità di prendere ulteriori e più incisive misure e cioè l’improrogabile diminuzione della pressione fiscale sulle imprese, all’abbassamento del costo del lavoro divenuto insopportabile che sta provocando  la delocalizzazione in Paesi a noi vicini anche delle piccole realtà imprenditoriali: il decreto approvato dall’Esecutivo è un primo passo, da solo non basta”.

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