X

Fase 2: Unimpresa, più poteri a sindaci per spendere 38 miliardi fondi Ue inutilizzati

Occorre dare più poteri ai sindaci – e più in generale alle amministrazioni local – per investire in infrastrutture e grandi opere pubbliche 38 miliardi di euro di fondi europei già assegnati all’Italia e non ancora utilizzati.

È la ricetta di Unimpresa per la cosiddetta Fase 2 dell’economia italiana: il nostro Paese è assegnatario di 53 miliardi di risorse, dei quali, per il periodo 2014-2020, sono stati spesi solo 15 miliardi, con un avanzo di 38 miliardi.

«Puntare efficacemente sulle amministrazioni locali, che ben conoscono il loro territorio e le loro priorità, quali soggetti protagonisti per una nuova stagione di crescita e di sviluppo è l’azione più coraggiosa che il Governo deve intraprendere, non domani ma ora. Dobbiamo semplificare la normativa che troppo spesso limita la loro capacità di decisione ed azione» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Pepe, osservando che «nelle diverse fasi di attuazione delle opere pubbliche, la progettazione richiede tra i 2 e i 6 anni, l’aggiudicazione oscilla tra i 5 e i 20 mesi e la fase dei lavori varia dai 5 mesi agli 8 anni, fa riflettere come è grave l’inefficienza della burocrazia, del quadro normativo e dell’insieme delle procedure attuative: pensate che oltre la metà dei tempi dell’iter complessivo (il 54,3%) è costituita dai cosiddetti “tempi di attraversamento” che intercorrono tra la fine di una fase e l’inizio di quella successiva».

Secondo Pepe «occorre applicare il fondamento del principio di rotazione individuato tradizionalmente nell’esigenza di evitare il consolidamento di posizioni in capo al gestore uscente. Una norma semplice che ribadisce il vincolo dell’alternanza tra imprese impedendo, nella successione degli appalti (con lo stesso oggetto o commessa riconducibile allo stesso settore) che la stazione appaltante si rivolga (sia nell’affidamento diretto sia nel caso di procedure negoziate semplificate) sempre agli stessi appaltatori. Avviare lavori d’immediata attivazione semplificando, nel contempo le procedure di selezione, ad esempio: interventi di manutenzione straordinaria come strutture ospedaliere, scolastiche e riqualificazione sostenibile del patrimonio urbano ed edilizio pubblico. Cantieri da 5-8 mesi, selezionati e avviabili attraverso una regia nazionale per la gestione informatica delle domande». Il consigliere nazionale di Unimpresa spiega che «la media dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche è di 4,4 anni e varia da 2,6 anni per i progetti di valore inferiore a 100 mila euro a 15,7 anni per i progetti di valore superiore ai 100 milioni di euro».

Quanto alle risorse finanziarie, Pepe osserva che  «è necessario nel prendere i soldi dei Fondi strutturali europei, già liberati dall’UE, nell’ambito della Coronavirus response investment initiative, erogare liquidità ad imprese e famiglie per 37 miliardi di euro, senza la burocrazia ma attraverso l’autocertificazione e accredito immediato sui conti correnti. Potenziare, nel contempo le attività ispettive formandoli adeguatamente, liberandoli dal principio che gli imprenditori sono tutti degli approfittatori. Bisogna consentire quindi a una maggiore platea di dipendenti del pubblico impiego di diventare soggetti propositivi e facilitatori oltre che partecipi del processo storico di rinascita di questo meraviglio Paese. L’Italia, già destinataria per il ciclo di programmazione 2014-2020, di circa 53 miliardi di euro per il Fesr e il Fse (compresa la quota di cofinanziamento nazionale), secondo i dati di spesa al 31 dicembre 2019, comunicati dall’Agenzia per la coesione territoriale (Act), ha speso 15,187 miliardi di euro, quindi, poco più del 29 per cento dell’importo complessivamente programmato per il ciclo 2014/2020: altri 38 miliardi sono ancora da spendere.

Related Post