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FARMACI: UNIMPRESA, INCENTIVI PER RICERCA E PARTNERSHIP UNIVERSITÀ-INDUSTRIA

Incentivi per la ricerca e per lo sviluppo nella farmaceutica. Sostenere l’implementazione della ricerca pre-clinica con la collaborazione tra industria e università. Riorganizzare il sistema di incentivazione. Rivedere il sistema di payback. Prevedere una strategia volta a riportare in Italia la produzione di principi attivi ed eccipienti farmaceutici. Liberalizzare l’utilizzo della cannabis terapeutica nell’ambito della produzione farmaceutica regolamentata. Creare un osservatorio europeo. Sono le sette proposte che Unimpresa ha inviato oggi al Tavolo della farmaceutica organizzato dai ministeri delle Imprese e della Salute. «In questa fase storica del nostro Paese, vi è la necessità di un ripensamento del ruolo della sanità, che deve essere concepita come un ecosistema e non come un insieme di silos; come investimento e non come spesa. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) insieme al Fondo complementare mette a disposizione della sanità oltre 20 miliardi di euro. Queste risorse offrono l’opportunità di   realizzare un efficace miglioramento del Sistema sanitario nazionale, modernizzare le strutture al fine di renderle più moderne, digitali e inclusive, rafforzando, inoltre, la prevenzione e i servizi sul territorio» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Adriano Aldegheri.

Di seguito, nel dettaglio, le sei proposte di Unimpresa. 

Prima proposta: è strategico prevedere un sistema organico e strutturato di incentivi per la ricerca e sviluppo nel settore, che riduca il rischio dell’investimento privato finanziando direttamente parte dei costi della ricerca anche attraverso grant di ricerca o incentivi fiscali ed i meccanismi che incentivano il risultato finale dell’attività di ricerca e sviluppo come, a esempio, l’estensione dei diritti di proprietà intellettuale. 

Seconda proposta: sostenere l’implementazione della ricerca pre-clinica facilitando la collaborazione e le partnership tra industria e università, snellendo ostacoli burocratici; durante la pandemia si sono potuti constatare modelli di ricerca e sviluppo che potrebbero essere applicati anche in situazione ordinarie. 

Terza proposta: riorganizzare il sistema di incentivazione del settore, razionalizzando ed ottimizzando l’offerta e digitalizzando il servizio. 

Quarta proposta: è necessario rivedere o riconsiderare il “payback”, il sistema per il quale molte imprese devono concorrere al 50% nel ripiano della spesa regionale sui farmaci, che con i postumi della pandemia e inflazione alta, si rileverà molto oneroso; il sistema stabilisce due tetti di spesa, uno riguarda l’acquisto di prodotti farmaceutici per via convenzionata e l’altro riguarda la spesa diretta, la prima generalmente sovrastimata, mentre la seconda è da sempre sottostimata; se l’avanzo eventualmente prodotto dal primo tetto di spesa venisse spostato per colmare il disavanzo della seconda spesa, si limiterebbe il costo per le imprese; il payback penalizza comunque la qualità della sanità in Italia e danneggia le aziende, per cui la strada maestra sarebbe quella di superare il meccanismo dei tetti di spesa. 

Quinta proposta: l’emergenza degli ultimi due anni ha evidenziato in tutta la sua gravità il rischio di una eccessiva dipendenza dall’importazione di principi attivi ed eccipienti farmaceutici da paesi extra-Ue; è quindi necessario definire una strategia per un ritorno sul suolo italiano delle produzioni di Api a più alto valore aggiunto, mentre per quelle a minor valore aggiunto entrano in gioco fattori come il costo del lavoro in Europa rispetto a quello dei paesi asiatici (India e Cina), con i quali è attualmente impossibile competere; rimane quindi strategico un sostegno alle imprese italiane con incentivi specifici per lo sviluppo di Apis. 

Sesta proposta: il mercato della cannabis terapeutica in Europa ha una proiezione di 17 miliardi di euro per il 2027 e la Germania si prepara ad assorbire la metà del mercato con una strategia sanitaria molto liberale alla luce delle recenti conferme terapeutiche del prodotto; l’Italia, che è stata pioniera in Europa in tale mercato, rimane oggi bloccata per la politica di monopolio di Stato che correttamente aveva adottato quando la cannabis terapeutica rientrava nella tabella IV degli stupefacenti; a oggi la cannabis terapeutica e i suoi estratti sono considerati Ingredienti Attivi Farmaceutici (API) o farmaci (come Epidiolex), per cui sarebbe auspicabile la liberalizzazione del prodotto all’interno del già regolamentato mercato farmaceutico; questo escluderebbe l’autoproduzione al di fuori di un controllo, fornendo la possibilità ad aziende farmaceutiche nazionali e internazionali (ma con partnership nazionali) di produrre infiorescenze o API certificati Eugmp come già stabilito dalle regole per il settore farmaceutico/galenico; questo permetterebbe di soddisfare il continuo aumento della domanda in Italia ed Europa, altrimenti non sostenibile con la gestione attuale, garantendo altresì sicurezza del prodotto al paziente e promuovendo l’Italia tra i leader di mercato del settore in Europa. Settima proposta: attivare un osservatorio europeo per il settore farmaceutico, per confrontarsi con le politiche strategiche dell’Unione europea e per analizzare soluzioni che hanno già adottato altri paesi europei, in particolare Germania e Francia, per fronteggiare, a esempio, la scarsa reperibilità di alcuni farmaci  o come avviare una strategia di sviluppo nell’innovazione delle life science.   

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