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Creare una rete per la tutela della madre post parto

di Marco Massarenti, Consigliere nazionale Unimpresa Sanità e Welfare

In questi ultimi giorni è attuale la notizia di un neonato morto per soffocamento durante l’allattamento al seno; la mamma, esausta dopo lunghe ore di travaglio, si è accidentalmente addormentata. Un episodio che ha sollevato moltissimo dibattito a livello nazionale. Perché la donna è stata lasciata sola durante l’allattamento? È una pratica usuale negli ospedali? Queste sono le domande a cui lavoreranno gli inquirenti.

Se mamma e bimbo stanno bene, appena nato il piccolo viene affidato all’abbraccio materno per il primo contatto fisico; le evidenze dimostrano che con il contatto pelle a pelle tra i due si insatura un legame più profondo.

Numerosi studi hanno dimostrato i benefici relazionali e fisiologici derivanti dal bonding; un termine che nasce negli Stati Uniti nel 1982 e che sintetizza quel processo indispensabile senza il quale l’uomo non può sopravvivere.

Nelle due ore successive al parto sono infatti presenti una serie di ormoni che svolgono un ruolo specifico nella relazione madre-neonato. Un neonato separato dalla madre per essere portato al nido subito dopo il parto piange molto; mettere in atto questa pratica per i primi novanta minuti di vita, per i nascituri significa raggiungere un migliore adattamento termico, un più alto livello glicemico e un più rapido ritorno alla normalità dell’equilibrio acido-base.

Pare che inoltre, faccia emergere istinti nascosti di un momento sensibile che favorisce quella capacità che consente alle madri di rispondere efficacemente alle necessità del proprio bambino.

Esperti dell’Accademia americana di pediatria però, raccomandano che il bambino, pur dovendo stare a stretto contatto con la mamma nei primi giorni di vita e pur condividendo la stanza con i genitori per i suoi primi 6 mesi di vita, sia posto nel lettino accanto a quello dei genitori, per favorire la protezione verso eventi indesiderati.

È vero che una mamma ha il compito di accudire il proprio figlio con un’attenzione particolare nei primi giorni di vita ma è altrettanto reale che prima che questa possa farlo, proprio in quei primi giorni è lei stessa ad avere bisogno di essere accudita, aiutata e supportata. Probabilmente è questo il segmento mancante nell’iter che va dalla nascita ai primi due giorni di vita dell’infante; quanto è importante prendersi cura di una donna che ha appena partorito?

Se il bonding è quel processo a cui una mamma con naturalezza si sottopone per proteggere, non trascurare e non abbandonare il figlio, qual è la prassi da applicare affinchè neanche la madre venga lasciata a sè stessa? Se è vero che nei primi 10-15 giorni dopo il parto un elevato numero di donne, circa l’80%, sperimenta il Maternity Blues caratterizzato da un insieme di sintomi psicologici e psicosomatici, allora perché queste donne non hanno il sostegno che meritano già dal primissimo momento post parto?

Quella tra mamma e figlio è senza dubbio la più spiegabile delle relazioni propensa all’atto protettivo, però è anche vero che è necessario ascoltare tutti i bisogni che ne emergono. Una mamma, stanca, stressata, e non completamente ristabilita dopo il parto ha tutto il diritto di chiedere aiuto al personale ospedaliero. L’allattamento al seno richiede molte energie e la donna non deve mai sentirsi sola o in dovere di stare necessariamente col proprio bambino. In quel caso il neonato deve essere condotto alla nursery ed è compito del personale competente monitorare le condizioni di salute di madre e figlio.

Partorire è stremante e debilitante, per prassi il reparto dedicato dell’azienda sanitaria avrebbe dovuto prendere in carico il bambino che ha perso la vita. Segno quindi, di un sistema che ha disatteso questo tipo di attenzione verso questa donna.

Certo è che questo non vuole essere il pretesto per colpevolizzare i professionisti ma è sicuramente l’occasione per far sapere che una donna che ha appena messo al mondo un bambino ha tutto il diritto di sentirsi stanca senza perdere agli occhi altrui.

È questo un evento drammatico e non necessariamente conseguente a un atto di leggerezza, adesso la cosa imminente e importante da fare è evitare che ciò riaccada magari provando a creare  una rete di supporto che si prenda cura anche della mamma e non solo del neonato.

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