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Banche. Unimpresa, boom sofferenze in un anno +25% a 166 miliardi

Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da aprile 2013 ad aprile 2014, sono cresciute del 25% arrivando a oltre 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (118 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 32 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 14 miliardi. Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,6% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 9,14% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nello stesso periodo le banche h anno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 30,2 miliardi (-2,08%), ma i prestiti di lungo periodo per le aziende sono andati in controtendenza, salendo di 4 miliardi.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 133,2 miliardi di aprile 2013 ai 166,4 miliardi di aprile 2014 (+24,88%) in aumento di 33,1 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 90,1 miliardi a 117,9 (+30,88%) in aumento di 27,8 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 29,2 miliardi a 32,03 miliardi (+9,44%) in salita di 2,7 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 2 miliardi da 12,04 miliardi a 14,05 miliardi (+16,63%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,8 a 2,3 miliardi (+30,99%) con 559 milioni in più.
Sofferenze più che raddoppiate in poco più di tre anni, ora valgono l’11,6% dei prestiti
Ad aprile 2013 le sofferenze corrispondevano al 9,14% dei prestiti bancari (1.458,07 miliardi), percentuale salita all’11,66% ad aprile scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.427,7 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di tre anni, da dicembre 2010 ad aprile 2014, sono passate da 77,8 miliardi a 166,4 miliardi in salita di 88,8 miliardi (+111). A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.

Credit crunch: -30 mld a privati in un anno
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di 2,5 miliardi al mese. Da aprile 2013 ad aprile 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 18,9 miliardi (-5,86%) da 324,06 miliardi a 305,07 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 8,4 miliardi (-6,50%) da 130,4 miliardi a 121,9 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono cresciuti di 3,9 miliardi (+0,99%) da 397,9 miliardi a 401,8 miliardi. I n totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 852,4 miliardi a 828,9 miliardi con una diminuzione di 23,5 miliardi (-2,08%). Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,5 miliardi (-2,57%) da 58,6 miliardi a 57,09 miliardi e meno prestiti personali per 817 milioni (-0,45%) da 182,7 miliardi a 181,9 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,4 miliardi (-1,22%) da 364,2 miliardi a 359,8 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 605,6 miliardi a 598,8 miliardi con una diminuzione di 6,7 miliardi (-1,11%).

Longobardi: “Da istituzioni e banche scarsa attenzione a questione credito”
“Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Nei giorni scorsi – aggiunge Longobardi – i rappresentanti delle banche e quelli delle grandi industrie hanno parlato di un nuovo rapporto tra il mondo del credito e quello delle imprese: Unimpresa è pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese”.

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