
di Mariagrazia Lupo Albore, Direttore generale Unimpresa
Gli italiani chiedono città più verdi, più pulite, più vivibili. Lo dicono i sondaggi, ma soprattutto lo raccontano i comportamenti quotidiani di milioni di persone che, tra mille difficoltà, provano a cambiare abitudini: fanno la raccolta differenziata, risparmiano acqua ed energia, scelgono prodotti sostenibili. Eppure, soltanto il 43% ritiene sostenibile il proprio comune. Un numero che fotografa perfettamente la distanza tra ciò che si desidera e ciò che si vede sotto casa.
La sostenibilità urbana, nel Paese delle città d’arte e dei borghi dimenticati, è diventata una nuova forma di cittadinanza. Non basta più avere strade pulite e lampioni funzionanti: serve una visione, una cultura del “vivere insieme” che metta al centro l’ambiente, l’innovazione e la qualità della vita. Ma spesso questa visione resta sulla carta, ostacolata da burocrazie, progetti frammentati e un’idea di sviluppo ancora troppo legata al cemento.
Gli italiani, invece, chiedono cose semplici e profonde: più verde urbano, meno traffico, una gestione intelligente dei rifiuti. Vogliono città che respirino, non che soffochino tra smog e rumore. Città dove la tecnologia aiuti a risparmiare risorse, dove i quartieri vengano riqualificati senza perdere la propria identità, dove la sostenibilità non sia un’etichetta ma un modo di vivere.
La distanza tra intenzioni e risultati si vede anche nella mobilità: la condivisione dei mezzi, che dovrebbe essere il simbolo di un nuovo modello di città, resta un fenomeno di nicchia. Non per mancanza di volontà, ma per assenza di infrastrutture e incentivi reali. È difficile rinunciare all’auto privata se i trasporti pubblici sono inaffidabili, se mancano piste ciclabili sicure o se la logistica urbana non viene ripensata.
Dietro questi dati si nasconde una questione più profonda: la sostenibilità non è solo un problema tecnico, è un tema sociale. Significa ridurre le disuguaglianze tra quartieri centrali e periferie, tra grandi città e piccoli comuni. Significa restituire ai cittadini spazi di comunità, parchi accessibili, servizi di prossimità, opportunità di partecipazione.
Il verde urbano, la gestione dei rifiuti e l’innovazione tecnologica non sono tre capitoli separati, ma le pagine di uno stesso racconto: quello di un’Italia che vuole cambiare senza perdere sé stessa. Che sogna città più giuste e più umane. E che ha bisogno, più che di slogan, di esempi concreti: amministratori coraggiosi, imprese responsabili, cittadini consapevoli.
Solo così il verde sognato potrà diventare verde vissuto. E la sostenibilità, da promessa elettorale o marchio di marketing, tornerà ad essere ciò che deve essere: un impegno collettivo verso il futuro.
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