di Maria Grazia Lupo Albore, Direttore generale Unimpresa
Negli ultimi anni, la transizione verde ha dominato il dibattito pubblico e politico in tutto il mondo. L’obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ e combattere il cambiamento climatico è diventato una priorità globale. Le auto elettriche sono state viste come il simbolo di questo cambiamento, con governi, aziende e consumatori pronti a scommettere sulla mobilità elettrica per abbandonare definitivamente i combustibili fossili. Tuttavia, alla luce degli ultimi dati, sorge spontanea una domanda: la transizione verso l’elettrico è davvero sostenibile? E, soprattutto, è realistica? Un nostro recente studio del ha messo in luce un aspetto che sta sfuggendo ai più: il mercato delle auto elettriche sta vivendo una fase di rallentamento importante in Europa e negli Stati Uniti, mentre solo la Cina sembra mantenere una crescita, sebbene anch’essa segnata da instabilità. Se queste tendenze si confermassero, i presupposti su cui si basa la transizione verde potrebbero essere seriamente messi in discussione.
Secondo il rapporto, in Europa il tasso di penetrazione delle auto elettriche ha vissuto una parabola ascendente nel 2023, con un picco del 9% ad agosto, seguito però da un drastico calo a dicembre, quando le immatricolazioni sono scese del 6%. Il 2024 non sembra essere iniziato meglio: nonostante un timido rimbalzo a gennaio (+1,5%), il mercato ha subito un nuovo colpo, arrivando a toccare un preoccupante -2% a maggio. La domanda che emerge è se il mercato europeo sia davvero pronto a una transizione rapida verso l’elettrico. Se da un lato la normativa europea, con l’imminente stop alla vendita di auto a combustione interna entro il 2035, spinge verso una mobilità green, dall’altro i consumatori sembrano essere più cauti, frenati dai costi elevati dei veicoli elettrici e da un’infrastruttura di ricarica ancora inadeguata. Inoltre, il calo delle vendite in Europa suggerisce che l’entusiasmo iniziale per l’elettrico potrebbe essere stato sovrastimato. Se il Vecchio Continente, da sempre uno dei leader nelle politiche ambientali, fatica a mantenere il passo, cosa significa questo per il futuro della transizione verde?
Negli Stati Uniti, la situazione è altrettanto complessa. Dopo un discreto inizio nel 2023, con un tasso di penetrazione del 2%, il mercato delle auto elettriche ha rallentato fino a stabilizzarsi attorno allo 0% nel corso del 2024. Un dato che rivela un progressivo disinteresse o, forse, una mancanza di fiducia da parte dei consumatori americani. La transizione verso l’elettrico, che doveva rappresentare un pilastro della politica ambientale dell’amministrazione Biden, sembra ora arrancare. Le ragioni sono molteplici: dalla vastità del territorio americano, che rende complessa la costruzione di un’infrastruttura di ricarica capillare, ai costi ancora elevati dei veicoli elettrici, che restano fuori portata per molti cittadini. A ciò si aggiungono le preoccupazioni legate alla produzione e smaltimento delle batterie, un aspetto spesso trascurato nel discorso pubblico ma che rappresenta una vera e propria sfida per la sostenibilità dell’elettrico. Mentre l’Europa e gli Stati Uniti faticano, la Cina sembra essere l’unico grande mercato dove le auto elettriche mantengono una crescita positiva. A maggio 2024, il tasso di penetrazione è del 2%, un dato che, sebbene positivo, riflette comunque una certa instabilità. Dopo aver raggiunto un picco del 5% a febbraio 2023, il mercato cinese ha vissuto diverse oscillazioni, evidenziando che anche la più grande economia mondiale non è immune da difficoltà nella transizione verso la mobilità elettrica.La Cina, pur essendo il maggiore produttore e consumatore di veicoli elettrici, deve fare i conti con la volatilità del mercato e con le problematiche legate alla produzione e allo smaltimento delle batterie. Le risorse necessarie per la produzione di batterie, come il litio, sono limitate, e il loro sfruttamento comporta notevoli impatti ambientali. Anche qui, dunque, il sogno della transizione verde si scontra con la dura realtà della sostenibilità.
È in questo contesto che emerge un paradosso evidente: la transizione verde, sebbene mossa da nobili intenzioni, rischia di diventare insostenibile se non rivista in chiave pragmatica. La produzione di auto elettriche richiede enormi quantità di risorse naturali, dalle materie prime per le batterie alla costruzione di un’infrastruttura di ricarica adeguata. Il processo di estrazione e lavorazione di materiali come il litio, il cobalto e il nichel, essenziali per le batterie, ha un impatto ambientale significativo, spesso trascurato nei dibattiti pubblici. Inoltre, lo smaltimento delle batterie esauste rappresenta una sfida enorme. Sebbene siano in corso ricerche per migliorare il riciclo delle batterie, al momento non esiste una soluzione realmente sostenibile. Se il numero di auto elettriche dovesse aumentare drasticamente, come auspicato dalle politiche ambientali, ci troveremmo di fronte a un nuovo problema ambientale di proporzioni globali.
Tutto ciò non significa che dobbiamo abbandonare l’idea della transizione verde o il sogno di un mondo alimentato da energie rinnovabili. Al contrario, la tutela dell’ambiente rimane una priorità indiscutibile. Tuttavia, è fondamentale rivedere gli approcci con cui stiamo cercando di raggiungere questi obiettivi. La sostenibilità non può limitarsi a ridurre le emissioni di CO₂; deve tenere conto di tutti gli impatti ambientali e sociali del processo. È necessario investire in ricerca e sviluppo per trovare soluzioni realmente sostenibili, come batterie più efficienti e meno impattanti, e migliorare l’infrastruttura di ricarica. Allo stesso tempo, è essenziale promuovere un cambiamento culturale che non si limiti all’acquisto di auto elettriche, ma che spinga verso una mobilità più sostenibile, come il trasporto pubblico e l’uso di veicoli condivisi. La transizione verde è un obiettivo nobile, ma i dati sul mercato delle auto elettriche rivelano che il cammino è ancora lungo e tortuoso. Se vogliamo davvero tutelare l’ambiente in modo sostenibile, dobbiamo rivedere le nostre strategie e affrontare le sfide con pragmatismo. Solo così potremo costruire un futuro in cui la tecnologia e l’ambiente convivano in armonia, senza compromessi sulla sostenibilità.
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