
di Paolo Longobardi, Presidente onorario Unimpresa
C’è una parola, tra le tante che oggi risuonano nei discorsi ufficiali e nei cortei delle celebrazioni del 2 giugno, che merita un posto di riguardo nel nostro vocabolario collettivo: democrazia. Un termine a volte abusato, altre volte svilito, ma che resta la colonna portante della nostra convivenza civile. Una conquista nata nel dopoguerra, affermata con il referendum istituzionale del 1946 e scolpita nella Costituzione repubblicana. Una conquista che, troppo spesso, diamo per scontata. E che invece va difesa, giorno per giorno.
Perché la democrazia non è solo elezioni libere, separazione dei poteri, libertà di espressione. È anche la possibilità, concreta e quotidiana, per milioni di cittadini di partecipare attivamente alla vita economica del Paese. Di iniziare un’impresa, di lavorare, di creare valore. È la possibilità per ciascuno di costruire il proprio futuro, senza privilegi né barriere insormontabili. È, in ultima analisi, libertà. Una libertà che si declina anche nelle dinamiche del mercato, nel rispetto delle regole e nella tutela di chi produce, investe, rischia.
Il 2 giugno è la festa della Repubblica. Ma è anche – e dovrebbe essere sempre più – la festa di un’Italia produttiva, intraprendente, che crede nell’etica del lavoro e nel ruolo delle piccole e medie imprese come ossatura della nostra economia. Una festa laica e civile, che unisce e non divide. Che guarda con fiducia alle istituzioni, ma chiede coerenza, visione e responsabilità a chi governa. Perché la democrazia, anche in economia, non si esaurisce nel diritto di iniziativa privata: ha bisogno di giustizia sociale, di un fisco equo, di una burocrazia che faciliti e non ostacoli, di una scuola che prepara, di una giustizia che protegge.
Come Unimpresa, rappresentiamo una parte spesso dimenticata della Repubblica: quella delle botteghe, dei capannoni, dei bilanci familiari intrecciati a quelli aziendali. Eppure, è proprio da lì – dal cuore pulsante delle nostre comunità – che passa la tenuta democratica del Paese. Dove c’è lavoro, c’è dignità. Dove c’è impresa, c’è speranza. Dove c’è merito riconosciuto, c’è futuro.
Celebrare il 2 giugno significa, allora, ricordare che non c’è crescita senza libertà, e non c’è libertà senza un’economia che include, non che escluda. Che redistribuisca, non che accaparri. Che premi chi contribuisce al bene comune.
La Repubblica è una promessa mantenuta a fatica, un patto che ogni generazione deve rinnovare. Anche oggi, in tempi di transizione, di guerre alle porte dell’Europa, di incertezze globali. Ecco perché, nel celebrare questa ricorrenza, sentiamo il dovere – come cittadini, come imprenditori, come donne e uomini delle istituzioni economiche – di ribadire un impegno: difendere la democrazia non solo nelle urne, ma anche nei luoghi del lavoro e dell’impresa.
In questo silenzioso 2 giugno, fatto di bandiere alle finestre e pensieri rivolti alla nostra storia, Unimpresa si riconosce nella Repubblica dei diritti e dei doveri. Una Repubblica che ha bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di lei. Perché non c’è libertà economica senza democrazia, e non c’è democrazia che possa dirsi compiuta se non include chi, ogni giorno, tiene accese le luci dell’Italia che producono.
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